Se anche Grillo gioca con i poteri forti

Dall’ambasciatore Usa a quello inglese: gli strani legami del guru

Se anche Grillo gioca con i poteri forti

Strepita contro il Palazzo. Ma poi nei Palazzi ci va. Anzi, è quasi di casa. Beppe Grillo, politico double face, non finisce di stupire: ora ci racconta che un anno fa andò a pranzo dall'ambasciatore inglese. Lui, il leader extraparlamentare che predica la democrazia del web ed è sempre pronto a denunciare poteri forti, complotti e fantomatiche riunioni notturne ambientate al Quirinale o chissà dove, ha un filo diretto con quelli che comandano davvero. Dunque, l'altra sera nel corso del programma Bersaglio mobile confessa a Enrico Mentana un ghiotto retroscena datato 2013: «Pier Luigi Bersani venne mandato al macello grossomodo un anno fa. Io ho le prove». Perfetto, ma quali sarebbero le informazioni riservate di cui dispone per formulare un giudizio così affilato? La risposta è stupefacente: «L'ambasciatore inglese invitò me e Casaleggio a pranzo. Quando siamo arrivati lì, lui ci ha detto che c'era Letta al piano di sopra. Questo succedeva un mese prima di Gargamella. Vuol dire che i giochi erano già fatti».

L'ambasciatore smentisce, Letta parla sobriamente di «farneticazioni» (e Bersani si infuria, «Enrico persona perbene), però aggiunge che in effetti ricevette dal diplomatico l'invito per una colazione con la dirigenza pentastellata.

Insomma, Grillo sta sempre in piazza, urla contro tutte le sagome e le ombre che affollano Palazzo Chigi, il Parlamento e il Quirinale, poi però lo trovi a suo agio in quei saloni scintillanti e scopri che ne sa sempre una più degli altri. Nel 2008, dunque in epoca non sospetta, il comico genovese ha un incontro più che sospetto, questa volta con l'ambasciatore Usa Ronald Spogli. E Spogli il 4 aprile 2008 manda un telegramma al segretario di Stato Condoleeza Rice in cui spiega che Grillo è «un interlocutore politico credibile». Profetico che più preveggente non si può. La coincidenza è impressionante, almeno a misurare con le coordinate del grillismo l'evoluzione italiana. Come mai sei anni fa un guitto da palcoscenico si sedeva a tavola con il più alto rappresentante a Roma dell'impero a stelle e strisce? Lo stupore è un po' lo stesso provato quando si è saputo che nel novembre '91, dunque tre mesi prima dell'incipit di Mani pulite, casualmente il console americano a Milano Peter Semler incontrava un magistrato sconosciuto ai più, tale Antonio Di Pietro. Pure lui a modo suo un rivoluzionario, ma con agganci che arrivavano dalle parti di Washington.

Grillo vede ovunque la presenza di lobby, logge e burattinai. Per lui il Quirinale è una specie di casa delle streghe e qualche settimana fa ha annunciato la battaglia per l'impeachment: Grillo vorrebbe mandare a casa Napolitano che cospirerebbe contro le regole della democrazia, comportandosi da monarca quasi assoluto. Però il leader 5 stelle è salito un paio di volte pure al Colle. Fra imprecazioni e requisitorie è entrato al Quirinale il 18 marzo 2013 e ci è tornato il 10 luglio, in compagnia dell'inseparabile Gianroberto Casaleggio. Ora Grillo ci racconta che rifiutò, più o meno schifato, il meeting con Letta passato per la mediazione inglese. Si aspettano rivelazioni su un hamburger con patatine mangiato a quattr'occhi con Angela Merkel.

È il Grillo di piazza e di potere. Quello che agita i forconi contro la nomenklatura e si fa ricevere dai Grandi della terra. O dai loro alfieri. Un cosacco che qualche volta indossa il doppiopetto. E dialoga solo con i più potenti fra i potenti.

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