Sempre più poveri: persi mille euro

RomaLa «tassa sull'inflazione» ha portato via dalle tasche degli italiani più di mille euro in cinque anni. Per la precisione tra il 2007 e il 2012 - ha denunciato ieri la Cisl presentando i risultati di un'indagine realizzata in collaborazione con l'Università di Firenze - lavoratori e pensionati sono stati costretti a rinunciare al 5,7 per cento del reddito disponibile, pari a 1.040 euro, per effetto del famoso fiscal drag. Fenomeno ben conosciuto e denunciato ripetutamente dai sindacati, in base al quale l'imposizione fiscale cresce per effetto di un aumento del reddito monetario, al quale non corrisponde una crescita del reddito reale. In altre parole aumentano le tasse, mentre il potere di acquisto resta fermo.
Oltre al drenaggio fiscale, a fare perdere ricchezza agli italiani sono le imposte locali, il mancato adeguamento delle detrazioni e, in ogni caso, la crescita troppo bassa dei redditi. Dall'analisi, basata sui dati dei Caf Cisl, emerge che a subire l'impoverimento sono state soprattutto le classi medie tra 10 e 55mila euro di reddito l'anno. Nella fascia tra 29 e 50mila euro la perdita supera il 6%.
A contribuire alla perdita di ricchezza soprattutto le tasse locali. Una analisi recente di economisti del Pdl ha calcolato che dal '72 a oggi la tassazione è cresciuta per le componente statale del 55,7% e per quella locale addirittura del 814,2%.
La sola addizionale locale, tornando ai dati Cisl, ha registrato una crescita continua dall'anno in cui è stata istituita, quindi da 13 anni, con incassi raddoppiati (da 1,55 miliardi del 2005 a 3,23 del 2012). L'addizionale regionale è passata da 6,43 del 2005 a 10,7 del 2012 (+66%).
Il sistema fiscale italiano è «irresponsabile», ha commentato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. I dati sono usciti nella fase più calda del confronto sulla legge di stabilità e le sue misure sul costo del lavoro, considerate insufficienti da tutti. Persino dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ha proposto di girare le risorse a misure contro la povertà. La ricetta dei sindacati, che hanno proclamato uno sciopero generale scontro la «finanziaria», è puntare su riduzioni Irpef a favore dei lavoratori. «Le famiglie - ha detto Bonanni - stanno pagando con un disastro e con consumi ridotti al lumicino» le conseguenze di tutto questo con ripercussioni «sull'apparato industriale e sulla disoccupazione che dipendono da un sistema fiscale irresponsabile». Le risorse si possono trovare tagliando la spesa improduttiva. «Non si capisce perché - ha detto - non si arrivi a costi standard dove ci sono 30 miliardi tra sprechi e ruberie». Per Bonanni bisogna abbattere i costi della politica e delle amministrazioni pubbliche, ridurre il numero delle stazioni appaltanti, affrontare la vicenda delle municipalizzate e intervenire «su un tema di cui pochi parlano, quello della tassazione del gioco d'azzardo».
Il leader della Cisl propone di aprire un dossier sulla tassazione del gioco d'azzardo. E su questo polemizza con il ministro dell'Economia.
Il fatturato del gioco d'azzardo è di circa 100 miliardi: se si tassasse al 30% si avrebbero quindi 30 miliardi da investire.

«Invece ci fanno discutere per 300 milioni di cassa in deroga». In particolare, secondo il sindacalista, si dovrebbe alzare la tassazione su poker cash e casinò online è solo dello 0,6% e della videolottery del 3%. Mentre sul Superenalotto è del 44,7%.

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