La sfida degli azzurri sul presidenzialismo ora riparte dal Senato

Tutti i partiti saranno chiamati a pronunciarsi sull’emendamento che il Pdl presenterà in settimana

La sfida degli azzurri  sul presidenzialismo  ora riparte dal Senato

Roma - Questa settimana a Palazzo Madama si capirà se davvero c’è la possibilità di arrivare, prima dello scioglimento delle Camere, alla riforma sul presidenzialismo alla francese proposta da Silvio Berlusconi.
Tra domani e mercoledì la Prima commissione del Senato dovrebbe approvare il testo costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Sarà quello il momento per sondare le forze politiche sull’emendamento che il Pdl vuol presentare in aula.
Ignazio La Russa propone di riunire il tavolo tecnico degli esperti per le riforme istituzionali dei partiti della maggioranza, di cui fanno parte, oltre che lui e Gaetano Quagliariello per il Pdl, Luciano Violante per il Pd, Italo Bocchino per il Fli e Ferdinando Adornato per l’Udc.
Che i tempi tecnici ci siano lo dicono nel partito di Berlusconi, calendario alla mano e lo ribadisce il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il collega della Camera Gianfranco Fini è di parere opposto. Ma tutto dipende, e non è poco, dalla possibilità di accordo politico.

Dopo un iniziale coro di no, dal Pd all’Udc, dalla Lega all’Idv, ora si fa largo la linea dell’ «andare a vedere» se c’è o no il bluff, dato per scontato all’inizio e se, come dicono i democratici, l’obiettivo sia solo quello di mantenere il Porcellum.
Il partito di Bersani rilancia per questo sul doppio turno. La proposta del capogruppo Dario Franceschini è: questa legge elettorale funziona anche senza semipresidenzialismo, approviamola alla Camera e parallelamente discutiamo al Senato sul percorso costituzionale.

Il Pdl, che incalza il Pd perché confermi o si rimangi l’apertura al sistema elettorale francese, risponde con Maurizio Gasparri: «Il doppio turno elettorale è la conseguenza e non la premessa del sistema presidenziale che proponiamo». Il capogruppo conferma in ogni caso il sì alle riforme costituzionali concordate e a una legge elettorale che dia ai cittadini piena scelta. Ma aggiunge: «Nessuno potrà eludere il confronto sul presidenzialismo. Nell’aula del Senato si dovrà pronunciare un sì o un no alla nostra proposta. Parigi o Atene? Governabilità o caos? Non è serio dire doppio turno ora, elezione popolare del presidente dopodomani. Cioè mai».

Vedremo se soprattutto Pd e Udc risponderanno a queste domande.

Intanto, Pier Ferdinando Casini promette di occuparsi di semipresidenzialismo al suo ritorno da Baires e Luca di Montezemolo e la sua «ItaliaFutura» danno credito alla riforma, mentre Roberto Maroni dice per la Lega che siamo «fuori tempo massimo» e Adolfo Urso del Fli dichiara: «È una proposta di alto profilo ma Berlusconi avrebbe fatto bene a escludere una sua candidatura al Colle».

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