La quiete prima della tempesta. Berlusconi se ne sta rintanato ad Arcore, pronto all'ennesima zampata. Persone a lui vicine giurano che l'annuncio della sua ridiscesa in campo è ormai certo. Non si sanno, però, né tempi né modi. Ma si vocifera che sia ormai questione di ore. In molti guardano all'appuntamento di domani, quando il Cavaliere dovrebbe far da spalla a Bruno Vespa, in occasione della presentazione dell'ultimo libro del giornalista. Il plotone della stampa è già schierato in attesa dei fuochi d'artificio e della comunicazione ufficiale: la rinascita di Forza Italia. Ma forse sarà solo l'antipasto dei fuochi d'artificio anche perché la sede non è adatta per un annuncio del genere. Per ora nulla trapela da Arcore, se non che c'è aria di quartier generale. E aria di un momento clou. Berlusconi è pronto e sente soltanto pochi fedelissimi. Tra questi l'ex ministro Sandro Bondi, che ormai ha traslocato lì l'ufficio, non facendosi più vedere a via dell'Umiltà, sede romana del Pdl. Chi parla a Berlusconi lo descrive ormai impermeabile ai consigli dal desistere dalla battaglia finale. In primis, l'amico Fedele Confalonieri e l'eminenza azzurra, Gianni Letta. «Il Cavaliere ha sempre deciso di testa sua - ammette un fedelissimo - Farà così anche questa volta». E ancora: «Sceglierà di rilanciare Forza Italia perché è un combattente e, se davvero dev'esser sconfitto, vuole esser sconfitto sul campo. Con tutto che non è affatto detto che verrà sconfitto». Per ora i sondaggi raccontano un'altra storia. Ma le cose potrebbero cambiare in campagna elettorale, confida il Cavaliere.
Soprattutto di fronte a un avversario come Bersani che, legato a Vendola, non potrà che spaventare i moderati. Ossia la maggioranza del Paese. Il Cavaliere è persuaso che Bersani ha due punti deboli. Il primo: sarà costretto a «dire qualcosa di sinistra», ossia preannunciare una bella patrimoniale; il secondo: rappresenta il vecchio, figlio com'è dell'apparato di partito. Insomma, Berlusconi dice che «con Bersani posso giocarmela». Cosa esclusa, invece, se le primarie le avesse vinte Renzi. «L'avversario si tinge di rosso antico» sintetizza un fedelissimo del Cavaliere che giura come Berlusconi intraveda praterie di consensi davanti a sé.
Proprio con Bersani, tuttavia, l'ex premier potrebbe iniziare un dialogo sulla legge elettorale. Qualche fedelissimo, infatti, non esclude una trattativa segreta tra il Cavaliere e il segretario del Pd. Niente di certo ma i due potrebbero convergere su una modifica al Porcellum nel senso di assegnare il premio di maggioranza al primo partito e non alla lista. Il segretario del Pd avrebbe tutto l'interesse a sottoscrivere l'accordo perché in questo modo limiterebbe il potere interno di Vendola, scongiurando di fare la fine di Prodi in caso di vittoria.
Così, ormai pare certa l'operazione «spacchettamento» anche se va a sbattere con le intenzioni degli ex An. «Non se ne vogliono andare - fa sapere un berlusconiano di ferro - Altro che separazione consensuale». E neppure Alfano è d'accordo, convinto com'è che bisogna stare tutti uniti. Già, Alfano. Ormai il Cavaliere ha capito che il suo delfino non lo seguirebbe nell'avventura Forza Italia bis. O meglio: Angelino rimarrebbe alla guida di un Pdl con gli ex An dentro. Un'ipotesi, questa, che per la prima volta verrebbe premiata dai sondaggi. Alleati ma diversi. Federati.
L'ultima rilevazione: ora il Pdl vale il 16%. Spacchettandolo, un pidielle a guida Alfano varrebbe 11,3% e una lista Berlusconi sarebbe attorno al 9%. Quasi 20 per cento. E Berlusconi pensa di valere ben di più. Molto di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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