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Il sindaco scrive a Napolitano: "Esiliato dai pm come un boss"

A Cortina il primo cittadino è indagato in attesa di processo, ma da 4 mesi non può mettere piede nel suo comune: «È la paralisi, noi amministratori abbiamo paura»

Il sindaco scrive a Napolitano: "Esiliato dai pm come un boss"

Pubblichiamo la lettera che il sindaco Pdl di Cortina d'Ampezzo, Andrea Franceschi, ha inviato al capo dello Stato, al Guardasigilli Cancellieri e al presidente dell'Anci Fassino, per denunciare il suo caso: indagato per abuso d'ufficio, turbativa d'asta e violenza privata, dopo 21 giorni di arresti domiciliari è stato «esiliato» dal comune del quale è sindaco. Il processo è ancora lontano, ma nel frattempo l'amministrazione è alla paralisi.

Egregio signor Presidente, gentile ministro Anna Maria Cancellieri, gentile Piero Fassino – Presidente dell'Anci, vi scrivo affinché sappiate cosa sta succedendo a Cortina d'Ampezzo.

Due anni fa, il giorno dopo non essere stata riconfermata nel ruolo di responsabile dell'ufficio lavori pubblici, una dipendente comunale mi accusò di aver interferito nella stesura di un bando di gara risalente a un anno e mezzo prima. La procura di Belluno – com'è giusto che fosse – a inizio 2012 avviò un'inchiesta, mise per sei mesi sotto controllo i telefoni miei e dei miei colleghi, perquisì abitazioni e uffici comunali. Il 22 maggio 2012 fummo indagati. Il 24 aprile 2013 – dopo un anno che chiedevo senza esito di essere ascoltato – sono stato arrestato davanti ai miei colleghi sindaci durante un'assemblea pubblica. In realtà la procura aveva chiesto l'arresto anche di due membri della giunta. Arresti che, se fossero stati confermati per tutti dal gip, avrebbero portato al commissariamento del Comune.

L'accusa è di aver tentato di influenzare un bando sul controllo della raccolta dei rifiuti chiedendo – inascoltato – di abbassare la cifra della gara e togliendo un requisito che limitava la partecipazione a molte ditte: abuso d'ufficio e turbativa d'asta. Durante le intercettazioni è, poi, emerso un sms inviato al comandante dei vigili urbani in cui gli intimavo di mettere via l'autovelox e di dedicarsi alle vere priorità, altrimenti avrei preso provvedimenti: abuso d'ufficio e violenza privata. Non voglio qui dilungarmi oltre sul merito della vicenda, ma sottolineo con forza che la stessa accusa ammette che non ho avuto nessun vantaggio diretto o indiretto dai miei comportamenti e quindi non si discute sulla mia onestà.

La domanda che tutti ci facciamo è: un sindaco eletto può o non può dare indicazioni ai funzionari? È legittimo per lui suggerire che i parametri del bando vengano modificati per spendere meno o far partecipare più concorrenti? Può o non può richiamare i vigili urbani quando fanno delle imboscate contro le indicazioni dell'amministrazione comunale democraticamente eletta? La risposta l'avremo nel processo che mi auguro possa iniziare presto, visto che io sto pagando una pena anticipata e certamente sproporzionata. Se mi dimettessi tornerei libero immediatamente, ma non lo farò mai. Per principio, perché ho la coscienza a posto e mi considero innocente, perché me lo chiedono i miei cittadini, perché nella mia vicenda si riconoscono moltissimi amministratori locali.

Già molti sindaci hanno paura, vi assicuro, di prendere qualsiasi decisione, sapendo che ogni loro atto, pur preso in assoluta buona fede, è suscettibile di essere sindacato oscillando tra l'abuso d'ufficio e l'omissione in atti d'ufficio. Rischiamo la paralisi come rischiamo di rompere l'ultimo anello che lega cittadini e politica Dall'esito del processo – quando mai si deciderà a partire – si ricaverà un precedente importante per stabilire se i sindaci avranno la libertà di influire direttamente sulla gestione del territorio o se, invece, diventeranno figure onorifiche che scaldano la poltrona...

Quello che voglio qui denunciare è che dopo 21 giorni di arresti domiciliari sono stato mandato in esilio e, al di là degli enormi disagi per la mia vita personale e famigliare, dal 24 aprile non posso esercitare il mio ruolo di sindaco. Da quattro mesi, un sindaco democraticamente eletto è stato sospeso ed espulso dal suo paese senza processo. Cacciato dal suo Comune d'imperio neanche fosse un pericoloso mafioso. Anche ora, che il Comune ha delegato per convenzione agli uffici della Provincia la stesura dei bandi e che è venuto meno, perciò, anche il rischio di reiterare il presunto reato – pilastro della misura cautelare – ho visto la mia richiesta di libertà rigettata. Perché? Non è normale: tanta severità, tanta implacabile durezza, senza processo, senza elementi di una qualche gravità; senza – è la stessa procura a riconoscerlo – alcun sospetto di arricchimento o vantaggio personale nel presunto illecito (...) Io vi prego di volgere il vostro sguardo verso Cortina d'Ampezzo perché qui sta succedendo qualcosa di strano. Qualcosa che le normali regole della vita democratica faticano, evidentemente, a contenere. Ringraziandovi anticipatamente per l'attenzione che vorrete dedicare a questa vicenda, vi saluto cordialmente.

*sindaco eletto di Cortina d'Ampezzo

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