Quanto la scelta degli alti burocrati - la quintessenza della politica romana, una giostra di nomi che segue percorsi incomprensibili e ai più risulta irritante - abbia in realtà una rilevanza pubblica, i ministri del governo Letta lo hanno capito al primo consiglio dei ministri. Fabrizio Saccomanni ha fatto presente che tra le ragioni del rinvio dello stop alla rata di giugno dell’Imu c’è anche la messa a punto della sua squadra che era ancora incompleta. Alcune scelte sono già state fatte. La principale novità è l’arrivo, come capo di gabinetto di Fabrizio Saccomanni, di Daniele Cabras che prende il posto di Vincenzo Fortunato, che interrompe così una lunga carriera nello stesso ruolo. Sono stati definiti i vertici della Sgr, la società di gestione del risparmio che gestirà le privatizzazioni ed è in corso di risoluzione anche il nodo della-Ragioneria generale dello Stato. Ma si stanno muovendo gli altri responsabili politici del dicastero di via XX Settembre, in particolare il vice ministro Pd Stefano Fassina. E il titolo che i boatos di palazzo già davano alle scelte dell’esponente Pd è: «Il ritorno dei Visco boys».
Circolano i nomi di Massimo Romano come capo di gabinetto di Fassina. Era il braccio destro, appunto, dell’ex vice ministro Vincenzo Visco, altro esponente Pd che aveva la stessa delega che dovrebbe andare a Fassina, quella alle politiche fiscali. Nel caso di Visco, Giulio Tremonti disse che era come avere messo Dracula all’Avis. Il nome di Romano salì agli onori delle cronache nel 2006, quando era direttore dell’Agenzia delle entrate e sul sito del ministero finirono online i redditi di tutti gli italiani. Divisi per città e in ordine alfabetico, a disposizione di tutti.
Come capo della segreteria di Fassina nei giorni scorsi circolava invece il nome di Gianni Sernicola, se sarà confermato, a fianco del vice ministro Pd si riproporrà esattamente la squadra di Visco.D’altro canto lo stesso Fassina era consigliere economico del primo governo Prodi, proprio al dipartimento per le politiche fiscali di Visco ed era consigliere economico del Nens, associazione di studi economici fondata dallo stesso esponente Pd.
La partita più importante resta comunque quella per la Ragioneria dello Stato. «Devo prendere una decisione nei prossimi giorni», ha assicurato Saccomanni. È il ruolo chiave del ministero dell’Economia. Le leggi dei governi devono essere «bollinate », cioè approvate dalla Ragioneria. E il menù delle varie opzioni, quando un ministro deve prendere una scelta, lo compila lo stesso organo. Il ministro si limita a sceglierne una.
Sempre più probabile l’uscita di Mario Canzio, che è alla guida della Ragioneria da otto anni e prende quota la candidatura di Daniele Franco. Anche in questo caso la nomina ha una sua importanza politica, anche se non partitica. Attualmente Franco è direttore centrale della Banca d’Italia per l’area Ricerca economica e relazioni internazionali. Con ministro e ragioniere, il dicastero dell’Economia sarà saldamente in mano a uomini che provengono da Bankitalia. Cosa che la «macchina» del ministero non apprezza molto.
L’altro vincitoredelle nomine già fatte e di quelle solo ipotizzate, è la sinistra, da sempre più abile del centrodestra a piazzare i suoi uomini nei ruoli chiave. Romano, ad esempio, potrebbe fare ulteriori progressi e, da braccio destro di Fassina, potrebbe andare a guidare il dipartimento delle Politiche fiscali, incarico attualmente di Fabrizia Lapecorella. Oppure a Equitalia al posto di Attilio Befera, che manterrebbe comunque la guida dell’Agenzie dalle entrate. Altro nome che potrebbe salire al dipartimento fiscale, è quello di Giuseppe Peleggi, al momento capo delle Dogane. E potrebbe salire anche Elisabetta Spitz.
È stata nominata da pochissimo tempo a capo della Sgr da Vittorio Grilli, la società di gestione del risparmio che gestirà le privatizzazioni, insieme a Vincenzo Fortunato, che l’ex ministro ha «salvato» proprio in previsione di uno spoil system a lui sfavorevole.
Per i diretti interessati, è una questione di carriera e potere. Per i cittadini italiani, invece, è in gioco un bel pezzo di potere che sfugge alla sovranità popolare.
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