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Sorpresa: i migliori «problem solver»? I ragazzi italiani

Non saranno come il signor Wolf di Pulp Fiction, quello del «risolvo problemi», ma i quindicenni italiani, di fronte alle difficoltà, se la cavano piuttosto bene: è quanto emerge da uno studio Ocse, che, a proposito di «problem solving», classifica i nostri studenti al decimo posto tra i 34 Paesi industrializzati. Con 510 punti, l'Italia si attesta sopra la media Ocse, ferma a 500. Il Belpaese si mette alle spalle pure Germania e Stati Uniti, mentre in testa alla classifica ci sono i soliti robottini coreani.
Tra i test effettuati, tutti rigorosamente al computer, figurano l'acquisto di un biglietto dalla macchinetta, il far funzionare un condizionatore senza istruzioni d'uso, calcolare il percorso più breve su una mappa. Prove superate brillantemente, risultati confortanti che indicano come i ragazzi italiani siano capaci di destreggiarsi al meglio tra i piccoli ostacoli della vita di tutti i giorni. Meglio di tutti gli studenti del Nord-Ovest, che sono al terzo posto nella classifica dell'Ocse con 533 punti, mentre delude il Sud, unica zona d'Italia ad andare sotto quota 500.
Anche chi va maluccio a scuola ha dimostrato di essere un ottimo «problem solver», come sottolinea l'economista dell'Ocse Francesca Borgonovi: «I ragazzi con competenze scolastiche basse sono stati determinanti, perché hanno fatto meglio del previsto». Già, perché nei test Pisa-Invalsi sulle competenze scolastiche in matematica, scienze e lettura, non è che siamo andati benissimo, visto che siamo sotto la media Ocse. «Ci sono ragazzi che a scuola potrebbero far meglio, avrebbero solo bisogno di essere più stimolati ad apprendere in modo più approfondito», è la conclusione di Borgonovi.

Magari riescono a risolvere pure questo, di problema.

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