Magari non è vero, come dicono in Transatlantico, che si sono messi d’accordo. Forse è solo un caso o chissà, una questione di sintonia politica. Fatto sta che non appena Pier Luigi Bersani ha ripreso a fare melina, a tenere palla a centrocampo, ecco che con perfetta sincronia due micidiali contropiedi hanno ribaltato tutto le scenario. Il primo l’ha organizzato Matteo Renzi: «La politica perde tempo ». Il secondo Giorgio Napolitano, che ha invitato i presidenti della Camere ad accelerare la nomina del nuovo capo dello Stato. Ancora una volta quindi il vecchio presidente e il giovanesindaco mostrano una grande intesa sul campo. E ora che la finestra elettorale estiva si è riaperta, il segretario del Pd rischia di restare di nuovo a secco.
Lunedì 15 aprile, un mese prima della scadenza del settennato di Napolitano, Laura Boldrini, in qualità di presidente del Parlamento in seduta comune, «diramerà le convocazioni» dei 1007 grandi elettori. «Su invito del presidente della Repubblica e sentito il presidente del Senato- informa una nota di Montecitorio - la seduta del Parlamento, integrato dai delegati regionali, potrà avere luogo già a partire da giovedì 18 aprile, confidando che gli adempimenti relativi alla designazione da parte delle Regioni si svolgano con la massima tempestività».
Ma il problema sta qui, negli «adempimenti». La Val d’Aosta ha già nominato il suo unico rappresentante, la Lombardia sceglierà i suoi tre martedì, gli altri correranno per mettersi in regola ed essere pronti per il 18. «Non ci saranno difficoltà - giura Eros Brega, coordinatore delle conferenza dei consigli regionali - entro l’undici tutti avranno designato i 58 grandi elettori». Anche Trieste? Il Friuli-Venezia Giulia andrà al voto solo il 20 e il 21. Ci penseranno i consiglieri uscenti.
Una volta raccolte, le designazioni dovranno poi essere trasmesse ufficialmente alla Boldrini. C’è ancora tanta burocrazia da superare, ma se le ottimistiche previsioni verranno rispettate, verso il 20 potremmo conoscere il nome del nuovo capo dello Stato. Per le prime tre votazioni serve una maggioranza qualificata pari ai due terzi dell’assemblea,672 voti,poi dal quarto scrutinio basteranno 504 schede. Toto-Colle bollente, oggi Bersani incontra Monti e forse nei prossimi giorni pure il Cav. I bookmakers inglesi vedono un testa a testa Prodi-Gianni Letta mentre a Mara Carfagna «piacerebbe molto» Emma Bonino, lanciata sul Giornale da Marco Pannella ma frenata da Renato Brunetta: «Opinione personale».
Il cambio della guardia sarà ultrarapido.
Napolitano non vuole scomode coabitazioni, perciò non aspetterà il 15 maggio, darà le «dimissioni di cortesia » appena il suo successore verrà eletto. Sempre che non sia lui stesso. E siccome il mandato non è ancora finito, tra una settimana, con il responso dei dieci saggi in mano, farà un’altra mossa per superare lo stallo. Un discorso alla nazione?
la Bonino la conosciamo: è una abortista fanatica e un'eurocratica fanatica. Espressione di un partitino che da sempre ha agito come una lobby chiassosa e che è stato sonoramente bocciato dagli elettori. Sarebbe la scelta peggiore.
Ci ripensi.
troppo liberale nel senso negativo . quasi come un anarchica ..
MEGLIO LA RIVOLUZIONE CIVILE ALMENO SARA' IL POPOLO A DESIGNARE IL PROPRIO CANDIDATO:_AUGURI PER TUTTI NOI:_
Non so a voi, ma a me di certo non ha nulla da insegnare. Niente di strano che per lei sia giusto che una che ha compiuto 10141 aborti (omicidi) con pompa di bicicletta sia la "donna giusta" che ci tutelera'.
Prima dite che vogliamo uno dei nostri (PAPY) e poi dite che va bene la BONINO.
Alla faccia della coerenza.
spero che la Carfagna ne prenda atto
meno complicità con le lobby parlamentari ed extraparlamentari
e più attenzione a quello che la base chiede
altrimenti comincio a dare ragione a quelli di sinistra
sulle reali motivazioni della presenza in parlamento della onorevole Carfagna...