RomaL'Aula del Senato voterà la decadenza di Silvio Berlusconi il 27 novembre. Troppo tardi secondo il movimento Cinque stelle che avrebbe preferito una decisione lampo, magari seguita da una crisi di governo. Troppo presto per il Pdl.
Sicuramente la data della votazione più rischiosa della legislatura è stata scelta per non disturbare la sessione di bilancio, cioè i passaggi a Camera e Senato della legge di Stabilità. Ufficialmente un modo per blindare il provvedimento chiave della politica economica che, come ripete spesso il premier Enrico Letta, deve rimanere distinto dalla vicenda del leader del centrodestra. L'obiettivo dichiarato è tenere i conti in ordine e garantire la credibilità internazionale dell'Italia. Ma molto più verosimilmente si tratta di mettere il governo al sicuro politicamente e depotenziare il peso del Pdl sulla legge di Stabilità, favorendo il Pd. Evitare, insomma, che il centrodestra ottenga più risultati del centrosinistra come è avvenuto con i precedenti provvedimenti di politica economica.
Il tutto, garantendo ai democratici anche una bella figura con il suo elettorato, quando si tratterà di votare per la decadenza di Berlusconi. Alla capigruppo di ieri era emersa la possibilità di un posticipo del voto del 27 nel caso in cui l'approvazione definitiva della legge di Stabilità, prevista per il 22 novembre dovesse slittare. Per scongiurare questa ipotesi, il capogruppo Pd Luigi Zanda ha annunciato l'intenzione chiedere sedute notturne a oltranza.
Le critiche più dure alla decisione di ieri sono arrivate quasi subito dai lealisti del Pdl. «Mi chiedo quali sono le ragioni per cui il Pdl dovrebbe continuare a sostenere il governo», ha protestato Raffaele Fitto. «Oggi Alfano - ha aggiunto - ha garantito il sostegno di Silvio Berlusconi al governo e dopo qualche ora il Pd ha fissato la data per il voto al Senato sulla decadenza. Mi chiedo quindi per quali ragioni dovremmo continuare a sostenere un governo che aumenta le tasse con una legge di Stabilità che per noi va profondamente cambiata» e che è sostenuto da una maggioranza in cui il Pd «è profondamente impegnato nel votare la decadenza del leader» del centrodestra.
Sulla stesa linea Daniela Santanchè. «Apprendo dagli organi di stampa che Alfano dice che c'è l'accordo del nostro partito a sostegno del governo. Bene, è una bella notizia. Questo significa - ha ironizzato l'esponente Pdl - che riscriveremo la legge di Stabilità, faremo la riforma della giustizia, e il 27 novembre il Pd - nostro alleato di governo - non voterà per la decadenza di Silvio Berlusconi».
I tempi posti da Fitto sono «ineludibili», ha commentato il capogruppo della Commissione Finanze Daniele Capezzone, «sia sulla questione della legge di stabilità (in particolare rispetto all'inaccettabile ritorno della tassazione sulla casa) sia sulla votazione della decadenza di Silvio Berlusconi e sull'evidente atteggiamento ostile, per non dire provocatorio, del Partito Democratico».
Sandro Bondi coglie un paradosso nell'atteggiamento del Pd. «Con la calendarizzazione affrettata e mirata del voto di decadenza pretende l'aiuto del presidente Berlusconi a favore dell'approvazione della legge di Stabilità, salvo estrometterlo il giorno dopo».
La battaglia del Pdl per quanto riguarda la decadenza in senso stretto continua le pregiudiziali che invaliderebbero il voto. Il caso, rilanciato da Maurizio Gasparri e Alessandra Mussolini è quello del famoso tweet lanciato il 4 ottobre da Vito Crimi del M5S mentre era in corso la seduta della giunta per le elezioni. Se ne parlerà oggi al consiglio di presidenza del Senato su richiesta del Pdl.
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