«Pretendo le scuse dal ministro della Giustizia. Ho consegnato mio figlio allo Stato sano. È stato ucciso e io sono costretto a subire affronti in aula». È l'amaro sfogo di Giovanni Cucchi, padre di Stefano- il ragazzo arrestato per droga e morto dopo qualche giorno al «Pertini»- a margine dell'udienza dopo che il pm si era opposto al fatto che i consulenti della famiglia ponessero ai periti del collegio le domande in luogo dei legali di famiglia. «Ho ipotecato casa, in aula ci sono i miei consulenti venuti da varie parti d'Italia e da me pagati, ma è tutto inutile», ha aggiunto Giovanni Cucchi.
Secondo i periti nominati dai giudici i medici avrebbe commesso parecchie omissioni. I tecnici si sono soffermati anche sul tema della regolarità della documentazione sanitaria redatta in ospedale («Ci sono carenze nella cartella clinica. Non c'è registrazione del peso, della temperatura corporea, della frequenza cardiaca e anche una confusa registrazione della diuresi»), ma anche sul quesito a loro posto riferito alla correttezza della terapia effettuata e delle informazioni date al paziente.
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