«È triste trovare una Chiesa privatizzata» per interessi nazionali, o di gruppo o dei singoli. È la riflessione del Papa durante l'udienza generale in piazza San Pietro, davanti a oltre 40mila persone, e in cui, guardandosi attorno e vedendo le file di vescovi da tutto il mondo che affollavano il sagrato, ha commentato: la Chiesa è una, benché composta da «quasi tremila diocesi in tutti i continenti» e rappresentata da «tante lingue, culture, volti». E «non c'è una Chiesa degli europei, una degli asiatici, una degli africani o degli americani».
Sentirsi Chiesa vuol dire sentire tutti insieme e preoccuparsi gli uni degli altri. Per esempio, ha chiesto il Papa, quando abbiamo notizia di cristiani che soffrono nel mondo, o sono perseguitati, soffriamo come se fossero nostri fratelli o siamo indifferenti? «È importante - ha aggiunto papa Bergoglio - guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi chiesa, unica famiglia di Dio». A volte, ha osservato, si verificano «ferite a questa unità».
«Purtroppo - ha aggiunto - noi vediamo che nel cammino della storia anche adesso non sempre viviamo l'unità, a volte sorgono incomprensioni, conflitti, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, siamo noi a creare lacerazioni e se guardiamo alle divisioni che ancora ci sono sentiamo la fatica di rendere pienamente gestibile questa unità».
Un danno all'unità, ha spiegato papa Francesco introducendo un tema a lui caro, viene dalle chiacchiere contro gli altri. «Prima di chiacchierare un cristiano deve mordersi la lingua» e «quello ci farà bene perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può chiacchierare».
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