Sulla legge elettorale la maggioranza snobba il monito di Re Giorgio

Cade nel vuoto l'invito di Napolitano alla riforma dopo il verdetto della Consulta. Troppe divisioni nel Pd, è paralisi. Altolà di Forza Italia

Sulla legge elettorale la maggioranza snobba il monito di Re Giorgio

Roma - Con buona pace del presidente della Repubblica, il monito pro riforma elettorale e anti proporzionale di giovedì non ha schiarito le idee a nessuno. In pochi dentro la maggioranza sembrano avere voglia di fare sul serio. Restano intatti tutti i sospetti che hanno già dilaniato il Pd così come i dubbi sulla legittimità di questo Parlamento a legiferare sulle regole. Certamente, ha spiegato Renato Brunetta, la riforma non potrà essere approvata da questo Parlamento «drogato dal premio di maggioranza» dichiarato illegittimo. La giunta deve quindi riassegnare proporzionalmente i 148 seggi del premio di maggioranza a Pd e Sel. «E poi si faccia subito una nuova legge elettorale e si vada a votare al più presto». Tutti, teoricamente, sono contro il ritorno alle elezioni con il sistema elettorale pre Porcellum, cioè il Mattarellum. Il presidente della Consulta Gaetano Silvestri ha negato che la decisione di mercoledì porti a questo: «Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali». Un modo per dire che se qualcuno intende utilizzare lo scudo dei giudici per tornare al proporzionale, se lo deve scordare. Ma le rassicurazioni ufficiali non bastano a tutti, tanto che Maurizio Gasparri di Forza Italia, chiede allo stesso Silvestri una smentita ufficiale del «fatto che la Consulta abbia votato al suo interno per l'ipotesi di ripristino del Mattarellum». Se ciò fosse vero «si sarebbe verificato - osserva - un fatto inaudito. Non ci risulta che la Corte sia un'assemblea legislativa».

A paralizzare la riforma sono soprattutto le divisioni e il clima di sospetti dentro il Pd. Il ministro Graziano Delrio, ha lanciato un monito: se dentro il partito della sinistra esistono «nostalgie della Prima Repubblica» siano «a viso aperto». Gianni Cuperlo, sulla stessa linea, si augura che «il Parlamento sia in grado di colmare» il vuoto sulla legge elettorale». «Chi vuole le elezioni subito? Con chiarezza lo dicono Berlusconi e Grillo», ha proseguito Cuperlo, per poi chiedere retoricamente se «c'è qualcuno nel Pd che può ragionevolmente dire che bisogna andare a votare adesso senza cambiare la legge elettorale». Riferimento a Matteo Renzi. In realtà il candidato favorito alle primarie propone il «sindaco d'Italia». Ricetta, di fatto, presidenzialista che non dispiace nemmeno ai prodiani, che sono contro il proporzionale. La linea ufficiale del Pd resta quella di un doppio turno, magari proporzionale. Ma è impossibile ottenerlo, visto che nella maggioranza, come ha sottolineato ieri Anna Finocchiaro, c'è anche il Nuovo centrodestra che, almeno in teoria, è contrario al doppio turno. Sistema che notoriamente favorisce l'elettorato militante, più numeroso a sinistra. Insomma, la legge elettorale, come era prevedibile ha mandato in tilt la maggioranza.

Situazione che rafforza chi chiede a Giorgio Napolitano di prenderne atto. «Dopo la sentenza della Corte Costituzionale siamo tutti illegittimi e tutti decaduti, e il presidente della Repubblica dovrebbe prenderne atto», ha ribadito ieri Daniela Santanchè.

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