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Riapre l'Officina per riunire il centrodestra

Summit tra esponenti di Forza Italia, Ncd, Lega e Fdi: al centro il futuro dell'Ue

Riapre l'Officina per riunire il centrodestra

Roma - uona ancora per me... Giulio. Al Senato va in scena un remake di Casablanca, con Tremonti nei panni del pianista. Al posto della tastiera, però, c'è quel laboratorio di idee («Officina») che portò al successo il centrodestra nelle elezioni del 2001 e del 2008; rispolverato per l'occasione.
Si ritrovano così, con uno spartito appena abbozzato («Quo vadis Europa»), una quarantina di esponenti del centrodestra che fu: dalla Lega all'Ncd, passando per Forza Italia e Fratelli d'Italia; c'è anche Enzo Moavero. A discutere (a porte chiuse) di Europa: grande assente della campagna elettorale. Parlano liberamente, come facevano una volta. Gli steccati della campagna elettorale restano fuori Palazzo Madama.
La sintonia è nell'aria. «So cuggini, so parenti...», avrebbe detto Trilussa. Eppoi, il marchio «Officina» unisce per definizione. «Dobbiamo metterci insieme», dice Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia, seduto accanto ad Annamaria Bernini. «Ma dev'essere chiaro che siamo alternativi alla sinistra», aggiunge Ignazio La Russa. I cinque esponenti di Ncd (da Naccarato a Casero) tacciono. Secondo l'Huffington post, il partito sarebbe a rischio quorum per le europee. «È ovvio - aggiunge un esponente di Fi - che la gente s'interroga sul dopo elezioni».

Giuliano Urbani preferisce concentrare l'intervento su come l'Europa non possa essere considerato un «bene comune», vista l'assenza di politica. Paolo Savona si focalizza sui problemi legati alla gestione dell'euro. Franco Frattini, invece, lamenta l'assenza di una leadership forte europea.
Giulio Tremonti (che, con Urbani, è lo sponsor intellettuale dell'iniziativa; come lo erano entrambi delle passate versioni di «Officina») offre la visione di un'Europa paragonata ai dinosauri: animali delicatissimi estinti a causa delle meteoriti. E le meteoriti che sono cadute e stanno cadendo sul Continente si chiamano globalizzazione, euro, crisi. E l'Europa non era attrezzata a momenti di crisi. «Non in un solo Trattato europeo si parlava di crisi», ricorda l'ex ministro.
Urbani prova a mettere le mani avanti su ogni possibile interpretazione politica dell'evento: è stato convocato prima delle elezioni europee - dice - proprio per evitare strumentalizzazioni, alla luce dei risultati elettorali.
Ma il dito è troppo piccolo per nascondere la realtà dei fatti. La voglia di far rinascere «dal basso» un nuovo centrodestra, aggregato in funzione delle idee e non delle pettorine, c'è ed è palpabile. E tra le idee messe in circolazione, scaldano gli animi quelle di Minzolini che propone di combattere l'antieuropeismo con le stesse armi e non con la retorica di un europeismo «di maniera».

Enzo Moavero, ministro del governo Monti, da giurista europeo spiega come e perché bisogna intervenire sulla regolamentazione Ue per avvicinare le istituzioni ai cittadini.
Insomma, come confida un partecipante alla riunione, «sembra di essere ad una prova d'orchestra: quel momento magico in cui tutti gli strumenti suonano in modo autonomo. Ma l'importante, al momento, è riconoscersi in quell'orchestra». Un esponente di Forza Italia tiene a precisare. «C'erano pochi dei nostri della Camera perché erano impegnati con le votazioni».

Renato Brunetta, con Tremonti ed Urbani, era uno degli animatori delle passate edizioni di «Officina».

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