Roma - L'emendamento che nelle intenzioni del governo dovrebbe rendere «più equa» la Tasi 2014, costerà 40 euro a famiglia. Il governo, come previsto, ha deciso di tirare dritto sul ritocco dell'aliquota massima della tassa sulla casa, anche se ha attenuato la stangata rispetto alle previsioni. Il tetto all'aliquota che potranno applicare i Comuni dovrebbe essere portato dal 2,5 per mille al 3 per mille sulla prima casa (non più al 3,5 per mille) e dal 10,6 per mille all'11,1 per mille (invece che all'11,6) per la seconda casa, considerando sia l'Imu sia la Tasi. Ai Comuni verranno poi indicate delle detrazioni, con l'obiettivo di rendere la nuova imposta più equa. Sforzo inutile, secondo la Uil, che ha stimato un ulteriore aggravio di 40 euro medi a famiglia.
Spiega il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy: «Occorre quantificare le eventuali detrazioni». Ma «secondo un nostro calcolo, sommando il gettito dell'aumento dell'aliquota (1,4 miliardi), con i 500 milioni già stanziati dalla legge di Stabilità si arriva a circa 1,9 miliardi di euro, che equivarrebbero a circa 150 euro medi (per l'Imu erano 200 euro, più per i soli 2012-2013, 50 euro aggiuntivi per ogni figlio minore di 26 anni). In sintesi, il rischio è di dover pagare per la Tasi quanto e più dell'Imu, anche con le detrazioni». Gli aumenti, ha aggiunto Confcommercio, colpiranno il 70 per cento degli italiani.
Per tutta la giornata il ministero dell'Economia ha lavorato all'emendamento e la maggioranza di governo ha di fatto garantito all'esecutivo che non si metterà di traverso. L'annunciato vertice tra i partiti che sostengono l'esecutivo Letta si è concluso con la garanzia che non saranno presentate direttamente modifiche al testo del decreto Imu-Bankitalia licenziato dalla commissione Finanze.
Se ci saranno cambiamenti, dovrebbero essere solo quelli contenuti nell'emendamento del governo che alzerà le aliquote massime della Tari per il 2014. Condizionale d'obbligo, perché ieri sera dagli uffici del Senato sono stati sollevati dubbi sull'opportunità di modificare il decreto che oggi dovrebbe approdare all'Aula del Senato. Possibile che tutto slitti di un paio di giorni e che l'emendamento sia inserito in un altro provvedimento.
Dubbi «tecnici» a parte, nella maggioranza qualche resistenza sulle nuove aliquote c'è stata. Scelta civica e Nuovo centrodestra hanno cercato di frenare il dicastero guidato da Fabrizio Saccomanni. I mal di pancia, più che sull'aliquota stessa (scontati gli aumenti al 3 e 11,1 per mille) riguardano l'utilizzo delle entrate extra. Per il governo - che ieri al Senato era rappresentato dal sottosegretario Pier Paolo Baretta - devono andare «prevalentemente» agli sgravi Imu. Per i moderati della maggioranza, «totalmente».
È tramontato definitivamente il tentativo dei sindaci di evitare il nuovo aumento delle tasse locali (che spetterebbe a loro) tassando il gioco d'azzardo. È una soluzione che «non è applicabile» ha confermato ieri il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio suscitando le proteste dei primi cittadini, compresi quelli dell'Emilia Romagna che chiedono un intervento del segretario Pd Renzi.
Nodi che vengono al pettine. «Il governo scherza con il fuoco», ha commentato Daniele Capezzone. La promessa di non fare aumentare la pressione rispetto al 2012, per l'esponente di Forza Italia, «è stata disattesa».
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