Torti in faccia

Bruno Vespa scrisse che negli anni immediatamente successivi al 1994 (fine della prima Repubblica, teorico inizio della Seconda) ebbe a conoscere più leader politici di quanti ne avesse conosciuti nei 30 precedenti. Solo nel giorno successivo alle elezioni del marzo 1994, nell'ordine, ebbe in studio il candidato della sinistra sconfitta, il neo presidente del Consiglio, il segretario democristiano dimissionario e l’ormai sdoganato leader dei postfascisti. Il presenzialismo politico, di lì in poi, dilagò come sappiamo. Sì, certo, nel frattempo è cambiata la politica e la televisione: ma se una volta i grandi o piccoli leader politici non andavano in tv praticamente mai (Craxi, Berlinguer, Andreotti, Almirante eccetera) non è solo per questo. Non può essere solo per questo.

La verità è che un po' casta lo erano davvero, ma anche in senso buono. La rincorsa del politico verso la gente comune è arrivata a fine corsa: la tv, non di rado, restituisce un politico a misura d’uomo ma che spesso è un brutto uomo: come brutti, talvolta, sanno essere gli italiani.

Il Clemente Mastella che ha preso una torta in faccia, poi, non può lamentarsi se il processo di identificazione coincide col Bagaglino. E non può dire neppure che non farà la fine di Craxi: non ha mai fatto neanche l’inizio.

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