Roma - «Destra, non basta la parola», scrive su Facebook Marcello De Angelis, direttore de Il Secolo. Una battuta che riecheggia una vecchia pubblicità e racchiude molti dei dubbi diffusi all'interno della comunità degli ex di Via della Scrofa. Vale davvero la pena prendere una foto ingiallita e provare a ripubblicarla, magari ravvivandone i colori? Oppure è meglio prendere atto che il treno della nostalgia rischia di fermarsi su un binario morto e bisogna inventarsi qualcosa di nuovo? Le domande si rincorrono tra i dirigenti riusciti a sopravvivere alla tempesta e a entrare in Parlamento ma anche tra coloro che non hanno trovato spazio nel Pdl o in Fratelli d'Italia.
Di certo Francesco Storace è deciso a spingere sull'acceleratore e a lanciare da Orvieto un progetto di rilancio della vecchia Alleanza nazionale (che come rivela al sito Intelligonews, Adriana Poli Bortone, potrebbe chiamarsi Azione nazionale). E con lui ci saranno quasi tutti i partecipanti della «reunion» di Lecce. Gianni Alemanno, in primis. «Io non posso stare in Forza Italia. I perni della coalizione saranno comunque Fi e An ma non si può escludere nemmeno un partito cristiano democratico». Il tutto partendo da un'idea di fondo che mette nero su bianco Domenico Benedetti Valentini. «La destra da sola non ce la fa ma senza la destra nessuno ce la fa. Chi dimentica il primo assunto, rischia avventure irrealistiche. Chi dimentica il secondo, prepara la propria rovina e impedisce alla maggioranza degli italiani di essere democraticamente tali».
Al momento, però, la diaspora degli ex An non sembra destinata a uscire da uno schema «tripartito». Il primo è rappresentato da «quelli del Pdl», una pattuglia dalla quale finora non arrivano segnali di adesione al nuovo progetto, tranne forse per quel che riguarda Francesco Biava, deputato molto vicino a Gianni Alemanno. Nel secondo ci sono i fautori della «rifondazione aennina». Il terzo è rappresentato dai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto, tiepidi sulla possibilità di smantellare un progetto appena nato.
Il governatore calabrese, Giuseppe Scopelliti fa parte del primo gruppo e non nasconde il suo scetticismo verso una riedizione di An. «Con Gasparri e Matteoli in queste ore ci siamo sentiti. Per noi non è un problema il nome del partito. Per noi significa molto di più fare parte di una comunità e portare dentro questa comunità i nostri valori». «Berlusconi a me lo ha detto già da tempo, ritiene che la scelta di Forza Italia sia una scelta che abbia appeal sul territorio e sui cittadini. Cosa diversa è quello che alcuni hanno fatto andando a costituire questo nuovo partito di destra. L'esperienza del Movimento sociale italiano e di An è stata straordinaria, irripetibile, unica. Adesso, però, guardiamo avanti e credo che non sia l'idea migliore andare a costituire un partito del 3 o 4%. Non vedo francamente una grande leadership nonostante le qualità di Giorgia Meloni».
Una puntura di spillo che provoca subito la risposta di Ignazio La Russa. «All'amico Scopelliti ma anche a tutti gli altri ex An che scelgono di transitare in Forza Italia do un consiglio: per favore non mischiare le ragioni della tua scelta (della quale amichevolmente ci siamo limitati a prendere atto) con valutazioni sulla bontà delle scelte di chi, come noi, invece pensa che la nostra storia vada difesa e proseguita altrove. E ancor di più vorrei che lasciassi a prezzolati sondaggisti il compito di prevedere per noi un massimo del 4%».
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