Politica

Tutti quelli che odiano Renzi

Da D'Alema alla Bindi, da Landini alla Camusso, da Grillo a Scalfari, passando per Marchionne e per i Litfiba. E altri ancora

Tutti quelli che odiano Renzi

Solo contro tutti. Tutti contro di lui. Matteo Renzi è un gladiatore che combatte contro i senatori del partito democratico. E non solo. Per carità, a onor di cronaca va ricordato che il rottamatore ci ha messo sicuramente del suo per attirare ire e dardate dai suoi nemici. Epperò, a poche ore dalla sua vittoria morale al primo turno delle primarie del centrosinistra, stilare una rassegna di coloro che hanno attaccato il sindaco può essere utile. Per controbilanciare il ferale e trasversale assalto renziano, denominato "rottamazione", e per consegnarla a futuri analisti e storici. A futura memoria.

E allora ecco una breve rassegna di coloro che hanno risposto a un attacco o che hanno dichiarato guerra al primo cittadino fiorentino. Non si può che cominciare con Massimo D'Alema, ché la battaglia con Pier Luigi Bersani si è fatta più soft.

La sfida con il leader Maximo è di quelle infinite. Il presidente del Copasir lo ha definito "inadatto", uno che "vuole sfasciare e cancellare tutto", uno che "non è il rimedio, ma è peggio del male", lo ha sfidato: "Se uno dice ti voglio distruggere, cacciare, e altre frasi di questo genere, io gli dico provaci", lo ha cercato di smascherare sulla storia del jet privato utilizzato al posto del camper durante il tour elettorale, lo ha quasi minacciato: "Se continua così si farà male...". E così via.

Un'altra battaglia infinita è quella con Rosy Bindi. La presidente dell'Assemblea Pd, puntando a screditare Renzi e a supportare Bersani (anche se a volte il segretario democratico avrebbe fatto volentieri a meno di lei), ha bacchettato ripetutamente il sindaco fiorentino, classificandolo come "figlio del ventennio berlusconiano", come uno che "non rappresenta una minoranza, ma dà voce a quella maggioranza silenziosa del Paese che Berlusconi ha avuto la stragrande capacità di forgiare", come uno che "suona sempre il disco rotto della rottamazione".

Sullo stesso punto si sono basate le critiche di Nichi Vendola che ha proposto "la rottamazione del modello sociale e culturale che cavalca Matteo Renzi", rimanendo colpito dalla "sua inautenticità retrò e la capacità nel calcare il palcoscenico" e paragonando il sindaco di Firenze a un automa: "Se gli seghi la calotta cranica, dentro ci trovi dei chip, come se fosse costruito in laboratorio".

Per rimanere tra i Fantastici 5 delle primarie, anche Laura Puppato ha sparato a zero commentando il confronto in stile X Factor trasmesso da SkyTg24: "Riceveva costantemente messaggi nel telefonino: è un po' teleguidato, questo ragazzo. Nessun altro di noi si era portato il telefono...". Bruno Tabacci invece gli ha dato del "presuntuoso", bollandolo come uno che "ha i piedi in due staffe".

Chi lo accusò di essere un "copione" fu Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, che minacciò di "chiedere i diritti d'autore" perché, a suo dire, le proposte programmatiche annunciate da Renzi, come quella sull'occupazione femminile o quella sugli asili nido, erano del Pd e Renzi non avrebbe fatto altro che un "taglia-incolla delle proposte approvate dall'Assemblea Nazionale del Pd".

Che dire poi di Beppe Grillo? Nell'ultimo periodo, le dardate multimediali lanciate dall'ex comico dal suo blog sono state continue. Dall''invidia penis perché Renzi "vorrebbe essere come il MoVimento 5 Stelle", alla definizione di "ebetino", di "carrierista", di "arrampicatore", passando per l'invito a "fare il sindaco e basta" dal momento che in città non si vede altro che "un fantasma".

Tra i sindacalisti, Renzi ha fatto quasi l'en plein. Nel giorno in cui gli elettori del centrosinistra votavano ai seggi delle primarie, Susanna Camusso ha apertamente dichiarato di aver votato Bersani perché "se vincesse Renzi, sarebbe un problema per la Cgil" visto che "le sue proposte sul lavoro sono molto distanti dalle nostre e sono un problema per il Paese".

Il leader della Fiom, Maurizio Landini, bacchettò Renzi sul caso Pomigliano: "Trovo che gente giovane che tranquillamente due anni fa diceva "Sto con Marchionne senza se e senza ma" adesso viene a spiegare a me che lui sarebbe il moderno e che forse Marchionne l'ha tradito, capito che c'è qualcosa che tocca?".

Ma ad attaccare Renzi ci pensò poi pure Sergio Marchionne. Che definì Renzi "sindaco di una piccola e povera città" nonché "brutta copia di Obama". Nella vicenda si inserì persino il cantante dei Litfiba, Piero Pelù che definì Renzi "pinocchio da rottamare, sprecone, piacione, parolaio e sputtanatore". Contro la rottamazione, tuonò nel 2010 anche Follini che ricordò a Renzi una frase che Nenni disse a un giovane socialista: "C'è sempre un puro più puro di te che poi ti epura".

Tra i giornalisti non si può non annoverare la fatwa di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e convinto che Renzi sia "peggio di Bettino Craxi" e che abbia un programma "carta straccia". Mentre tra i filosofi spicca Massimo Cacciari, che non prese bene l'apertura di Renzi agli elettori del Pdl dichiarando che: "Non si può fare quello che fa Renzi, siamo un paese in preda dei pazzi". Avanti un altro.

Che da qui al giorno del ballottaggio non mancherà di certo.

Commenti