Eccoci di fronte a un nuovo (piccolo) caso di doppia morale della sinistra. Questa volta a cascarci è Gad Lerner. Il giornalista ha scritto sul suo blog un messaggio agli stimati ultrà del Livorno calcio. I tifosi, in questi giorni, sono impegnati in una campagna contro la cessione della società a Stefano Bandecchi. L'attuale patron Aldo Spinelli vorrebbe vendere la squadra al fondatore e amministratore delegato dell'università «Niccolò Cusano», anche se a tenere le redini del Livorno sarebbe in realtà Stefano Ranucci, presidente del medesimo ateneo.
Una parte della curva, notoriamente militante a sinistra, non è d'accordo. Il motivo è politico. Bandecchi infatti è stato candidato alla Regione Lazio per Forza Italia, nel 2013 ha sostenuto Alemanno per un secondo mandato come sindaco di Roma e ha un passato da missino. Allo stadio è comparso uno striscione, poi rimosso, dal tono aggressivo: «Bandecchi attento. A Livorno fischia ancora il vento». Il significato è inequivocabile. Trattasi di minaccia. Lerner invece ha trovato lo striscione appropriato, al punto da riprodurlo nel suo blog con una nota di accompagnamento. Fischia il vento, tra l'altro, è il titolo della trasmissione di Lerner in onda su Laeffe, chissà che non sia stato proprio questo dettaglio ad attirare la sua attenzione sulla vicenda. Comunque la firma di Repubblica racconta di aver conosciuto «una decina di anni fa alcuni esponenti della tifoseria organizzata del Livorno». Dall'incontro nacque un'amicizia «a distanza» dovuta alla reciproca simpatia (politica). Per questo Lerner esprime la sua «più affettuosa, totale solidarietà ai livornesi infuriati per la cessione della squadra di calcio a un imprenditore collocato all'estrema destra». Ecco le motivazioni: «Non si può calpestare la storia di una città, non se ne possono calpestare i sentimenti». Livorno, prosegue Lerner, «è antifascista nel suo Dna. Mi fa piacere leggere la scritta qui fotografata: davvero a Livorno ancora Fischia il vento». In conclusione un cortese invito a Bandecchi: «Faccia il piacere di accomodarsi altrove».
E voilà. Lerner si rimangia in un secondo l'indignato post pubblicato solo pochi giorni prima sullo stesso blog. Titolo: «Siamo tutti prigionieri di Genny 'a carogna e dei suoi simili». Contenuto: siamo tutti «ridotti a prigionieri degli ultrà che ricattano lo Stato e hanno preso in ostaggio quel luogo pubblico che sono gli stadi di calcio». La trattativa con la curva è «un'ammissione di impotenza che pagheremo caro». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi poi avrebbe dovuto bloccare la partita (ma perché proprio Renzi, a quale titolo? Boh) «per dimostrare che non ci assoggettiamo a personaggi come Gerry (sic, ndr) 'a carogna, capo tifoso del Napoli, e ai suoi simili di qualunque tifoseria essi siano... Vergogna. Se vi fosse un sussulto di dignità oggi non dovrebbe disputarsi il campionato di calcio. Siamo tutti prigionieri di Gerry (sic, ndr) 'a carogna». Concetto ribadito in un successivo post altrettanto infuocato e intransigente verso ogni forma di compromesso: «I politici che finora hanno considerato il calcio solo come un bacino di consenso elettorale, timorosi di assumere provvedimenti impopolari, vedono ritorcersi contro la loro miopia. Il populismo li trascina fino alla complicità con la malavita organizzata che si è impossessata delle curve. Ne pagheranno le conseguenze, e se lo meritano». Non assoggettarsi, non cedere al ricatto dei violenti, evitare il populismo.
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