Unipol, Paolo Berlusconi: "Né io né mio fratello ascoltammo quel nastro"

Dichiarazioni spontanee al processo per la pubblicazione della telefonata tra Fassino e Consorte. L'editore: "Mai ascoltato quel nastro"

Unipol, Paolo Berlusconi: "Né io né mio fratello ascoltammo quel nastro"

Paolo Berlusconi, imputato nell’ambito della vicenda della scalata di Unipol a Bnl (è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito) in relazione alla pubblicazione su il Giornale della telefonata in cui Fassino chiedeva a Consorte "allora abbiamo una banca?", ha rilasciato ai giudici alcune dichiarazioni spontanee. Durante l’incontro ad Arcore tra lui, Silvio Berlusconi e gli imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli, non venne ascoltato il nastro che conteneva l’intercettazione. "Non fu ascoltata neppure in parte la conversazione - racconta Paolo Berlusconi - non ci fu nessun sobbalzo né prodigioso risveglio da parte di mio fratello e neppure un ringraziamento per il grande regalo fattoci e non ci fu data una copia del supporto informatico".

Stando al racconto dell’imputato, Favata e Raffaelli furono da lui portati ad Arcore per incontrare il fratello e presentargli le loro attività imprenditoriali, in particolare le loro mire di espansione in Romania.

L'editore del Giornale racconta:"L’interesse di mio fratello, a parte un atteggiamento formale di cortesia, era scarso". A un certo punto, "Raffaelli cercò di far ascoltare l’audio della telefonata e caricò il computer, ma non ci riuscì. La cosa finì lì anche per il poco tempo che mio fratello aveva a disposizione".

"Non diedi io il nastro con la conversazione Fassina-Consorte a il Giornale", precisa Paolo Berlusconi. Il fratello dell’ex premier ammette di aver chiesto una copia di quel nastro, ma di non averla mai avuta. Poi prosegue: "Non denunciai il ricatto di Favata che voleva spillarmi soldi perché ero a disagio, in imbarazzo, ero e sono l’editore de il Giornale che comunque pubblicò una cosa vera e io non sapevo che quella conversazione intercettata fosse secretata".

"Su di me e su mio fratello - prosegue - escono continuamente notizie che violano la nostra privacy e che dovrebbero rimanere secretate, ma non succede mai nulla ed io sono l’unico editore imputato per una vicenda del genere".

"Tutti coloro che mi conoscono sanno bene che non ho mai chiesto nulla. E che mi sono sempre prestato, senza corresponsione di alcunchè, a fare i favori richiestimi", ha proseguito Paolo Berlusconi che è accusato di avere ricevuto circa 560 mila euro da Favata per conto di Raffaelli, dicendo che si sarebbe attivato per favorire gli interessi dell’azienda di Raffaelli in Romania.

Quest'accusa, ha detto l’imputato, "è frutto unicamente delle accuse e delle montature di un soggetto spregevole e inaffidabile come Favata, non essendomi mai prestato a fornire una rappresentazione inveritiera dei fatti riguardo all’opportunità di business di Rcs (l’azienda di Raffaelli,ndr), non avendo mai ricevuto somme di danaro da parte di chicchessia, somme che, come ragionevolmente appare, sono state effettivamente erogate da Raffaelli con ben altri soggetti quali effettivi destinatari e beneficiari delle stesse".

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