
L'inchiesta urbanistica che ha travolto l'amministrazione di Milano, compreso il sindaco Beppe Sala, ha coinvolto anche l'architetto Stefano Boeri, una delle firme dietro il restyling della città degli ultimi anni. Ma l'architetto ha voluto raccontare la sua verità e fornire la sua visione di quanto sta accadendo, anche su quanto viene detto in merito al suo lavoro. "Amo questa città. Sono un architetto e non un 'cementificatore'. E ho fiducia nel lavoro della magistratura", ha scritto Boeri in un lungo post condiviso sui social.
"Certamente oggi serve una più incisiva politica di redistribuzione delle ricchezze che Milano attrae - e troppo spesso concentra in spazi e ambienti ristretti ed esclusivi. Ma certo - al netto di una opportuna indagine su eventuali illegalità - non serve all’Italia la demolizione di un modello, quello milanese, di governo della complessità urbana", si legge ancora nel comunicato, dove Boeri sostiene che questo modello, in 25 anni, "ha saputo produrre, grazie a una serie di straordinarie accelerazioni, ricchezza per un intero Paese".
Al netto "dei miei errori e delle mie incertezze, quello che sono riuscito a fare, sempre insieme a eccellenti colleghi e collaboratori, resta sotto gli occhi di tutti". Dal punto di vista di Boeri "è inutile nascondersi che stiamo assistendo a una formidabile campagna denigratoria nei confronti di una città che, se oggi vive un periodo di difficile transizione (da anni segnalo il rischio che Milano diventi una metropoli di 'anziani agiati'), è perché ha saputo candidarsi tra le metropoli internazionali più attrattive non solo per gli investimenti finanziari, ma anche per i suoi progetti culturali, il suo sistema sanitario, le sue infrastrutture di mobilità e le sue università".
L'architetto parla di una situazione incresciosa che "sull'onda di un processo mediatico trasforma in colpevole chi, come nel mio caso, è semplicemente coinvolto in un'indagine preliminare". Boeri ha anche spiegato di non aver voluto rilasciare dichiarazioni per la convinzione che "l'unica sede di un qualsiasi processo giudiziario debba essere il Tribunale" ma ha deciso di scrivere un lungo post perché si sarebbe reso conto "che questo mio silenzio ha lasciato spazio a troppi dubbi e malevole interpretazioni". Su molti media, ha aggiunto, "dei frammenti di miei messaggi sono stati infatti pubblicati e tra loro 'montati' in modo pretestuoso, senza alcun riferimento al contesto in cui erano stati formulati, così da suggerire un'immagine totalmente distorta della mia vita professionale e della mia storia privata".
E in questo contesto, ha spiegato, il "warning" che aveva fatto al sindaco di Milano Giuseppe Sala "non era una minaccia, ma invece un vivo allarme per l'operato della Commissione Paesaggio del Comune, che continuava a bocciare il progetto della nostra 'Torre Botanica' adducendo ragioni che non avevano nulla a che vedere con i compiti attribuiti alla Commissione stessa".
Quindi, ha concluso, "il nostro progetto per via Pirelli 39, dopo un anno di incontri e accese discussioni, è stato approvato dalla Commissione solo dopo la sofferta rinuncia all'idea originale di 'Torre Botanica' (un'architettura sperimentale e avanzata a cui tenevo molto e che ritengo avrebbe offerto a Milano un importante riconoscimento internazionale) e la presentazione di un progetto sostanzialmente diverso".