«S e Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene, troverebbe milioni di italiani pronti ad accompagnarlo a casa». Diego Della Valle, patron di Tod's, non è una persona che ama la medietà. E in una tranquilla domenica di fine marzo, attraverso un comunicato stampa, ha trovato il modo di far sapere che nella contesa tra il super manager delle Ferrovie e il premier Matteo Renzi, che vuole tagliargli lo stipendio, lui sta dalla parte del secondo.
Insomma, l'ingegner Mauro Moretti andrebbe lasciato libero perché i viaggiatori sono «costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, ad usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità». Mentre il numero uno di Piazza della Croce Rossa sarebbe spalleggiato dalla «politica» che è «succube di questo signore». I politici, ha aggiunto, «tranne qualche rara eccezione, sono completamente appiattiti su di lui, permettendogli di fare tutto quello che vuole». In pratica, «se vogliamo davvero cambiare l'Italia, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione».
Il perché di tanta acrimonia è veramente difficile da spiegare all'apparenza. Ma a qualche ora dalla pubblicazione del comunicato, in una cerimonia pubblica nella sua Casette d'Ete, l'imprenditore marchigiano ha fornito altri interessanti particolari sulla propria visione politica. «Se il governo riuscirà a fare quello che ha detto, riusciremo a svoltare e a rimettere il segno più il prima possibile davanti ad ogni cosa», ha chiosato fiducioso.
La maggioranza renziana, se ancora non fosse chiaro, ha un sostegno esterno molto importante. Quello della classe dirigente «non allineata» al vecchio establishment della quale Diego Della Valle e il suo carissimo amico Luca Cordero di Montezemolo sono i principali portabandiera. L'amicizia tra Renzi e Della Valle non è legata solo al fatto che Mister Tod's sia il proprietario della Fiorentina. Non a caso, è stato proprio Della Valle a fare da trait d'union con il presidente Ferrari che, nei giorni di gestazione del nuovo esecutivo, era tra i papabili per il ministero dello Sviluppo, poi affidato alla «confindustriale» Federica Guidi.
Certo, gli appoggi imprenditoriali alla politica non sono mai «gratis». Ad esempio, occorre ricordare che Della Valle e Montezemolo sono soci di Ntv, l'operatore ferroviario concorrente delle Fs guidate da Moretti che vede il proprio punto di pareggio spostarsi più in là anche per la bravura del manager romagnolo (vedi analisi sotto). L'ex pupillo dell'Avvocato è inoltre persona molto fidata degli investitori arabi in Italia che rappresenta sia come vicepresidente di Unicredit sia nella partita Etihad-Alitalia. Della Valle, inoltre, è socio con l'8,9% di Rcs, l'editore del Corriere con qualche problema finanziario che Mister Tod's vorrebbe sottrarre all'abbraccio benevolo della Fiat di John Elkann e di Giovanni Bazoli.
Ma oggi Matteo Renzi, incalzato dalla Cgil sul Jobs Act e dalla Confindustria sul cuneo fiscale, ha bisogno di questo tipo di appoggio «esterno». La spending review di Carlo Cottarelli poggia per 500 milioni proprio sul taglio degli stipendi dei supermanager.
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