Certo lei era meno in vista. Chi si ricordava più, a chi importava della vecchia Annielise, la donna che si era portata via il marito in valigia, quel Ferragosto del '77, facendolo evadere dal Celio? Sicchè non le è stato difficile andarsene come aveva voluto: in punta di piedi, nel silenzio, senza neppure un manifesto attaccato a una cantonata; giusto una pattuglia di sette amici dietro il feretro su cui giaceva un unico, spaesato mazzo di rose bianche. Lui, il colonnello Erich Priebke invece non ce l'ha fatta, perché ci sono ferite che non rimarginano mai. Dicono che lui e lei si fossero sentiti un'ultima volta questa estate. Una premonizione, chissà. Succede, in certi destini incrociati. Come se presentissero entrambi che non sarebbe durata ancora tanto, la tragedia che anche per loro, nonostante l'immenso carico di dolore da cui vivevano schiacciati, aveva preso il nome di vita. Il destino, certe volte. Ora che Erich Priebke riposa in pace, in una località che doveva restare segreta, e segreta non è, come diremo, ecco affacciarsi il fantasma di Annielise Kappler, vedova del colonnello Herbert Kappler, l'uomo che ordinò la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Annielise, una di quelle energumene bionde che piacevano tanto al Fuhrer se ne è andata a 88 anni, nella sua linda stanzetta al terzo piano dell'ospizio «San Bardo» di Friedberg, nella regione dell'Assia. Era lì da sette anni, ma per tutti era la signora Wenger, il suo cognome da nubile. Un infarto. Sui giornali tedeschi, che quando nell'aria risuona l'aggettivo «nazista» montano in automatico la sordina, nemmeno una parola. Segreto il luogo della sepoltura, che però all'ospizio dicono essere «lassù», nel nord, dove Annielise aveva lavorato come fisioterapista. Lei e Kappler, entrambi divorziati, si erano sposati nel carcere militare di Gaeta il 25 marzo '72, testimone il maggiore Walter Reder, anche lui detenuto come criminale di guerra. Di quel matrimonio c'era solo una foto. Annielise la teneva nel suo armadietto, insieme con i ricordi di una vita e le lettere che si era scambiata con politici italiani e alti prelati della Curia romana, nel tempo che precedette la rocambolesca fuga di Kappler dall'ospedale militare del Celio verso Soltau, Bassa Sassonia.
Quell'armadietto ora è vuoto. Inutile chiedere dove sono, chi ha preso quelle carte. Nessuno vuole rinfocolare vecchie polemiche, a Berlino. A un cronista del Tempo di Roma, che ha pubblicato la notizia, il figlio di Annielise Kappler, Eckehard Walther, ha confermato la notizia della morte: «Ho seppellito mia madre in un luogo segreto, evitando che qualcuno possa profanare la sua tomba, com'è accaduto a quella del mio patrigno, nel cimitero di Soltau. Per anni, quella tomba è stata oggetto di profanazioni continue. É un odio che non si estingue...». Come quello per Priebke, la cui tomba «segreta» sarebbe in Sardegna, nel piccolo cimitero della colonia penale di Isili. Lo dice un ex carcerato, Evelino Loi, 68 anni, figlio di detenuto sepolto proprio lì, a Isili.
E naturalmente a Evelino, che si è fatto 30 anni di carcere, la presenza delle spoglie di Priebke accanto a quelle di suo padre, che morì in carcere per aver rubato un pezzo d'asino, non garba. Dal carcere smentiscono, l'avvocato di Priebke non conferma, e noi siamo qui a occuparci di faccende che dovrebbero essere morte e sepolte. Ma non ci riescono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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