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Il vento dell'antipolitica terrorizza Bersani & Co: "Grillo? È uno stregone"

Dopo aver fomentato l'antipolitica per far cadere il Cav, Bersani e Co. si accorgono dell'errore: "Ci spazza via tutti". Vendola: "Il populismo non dà prospettive"

Il vento dell'antipolitica terrorizza Bersani & Co: "Grillo? È uno stregone"

C'era un tempo in cui l'anti politica faceva rima con anti berlusconismo. C'era un tempo in cui il centrosinistra soffiava sull'anti politica per fomentare il Paese contro l'allora premier Silvio Berlusconi. C'era un tempo in cui l'antipolitica sfociava nell'anti italianità. Adesso anche quel centrosinistra che, per anni ha soffiato sulla protesta ed è andata a braccetto con i movimenti estremisti per tentare la spallata al governo, si accorge che l'anti politica è un brutto male, un vulnus terribile in tempi di crisi economica, una violenza al sistema democratico. I sondaggi dicono che Beppe Grillo, il comico genovese che si è inventato il Movimento 5 Stelle, continua a salire nei consensi tra gli italiani. Numeri che spaventano sia Pier Luigi Bersani sia Nichi Vendola che fremono per provare a mettere le mani su Palazzo Chigi alle prossime elezioni politiche.

C'è un precedente. Un precedente che i Democratici, di certo, tengono bene a mente. Sono le elezioni regionali in Piemonte. Una manciata di voti andati ai grillini e non al governatore uscente Mercedes Bresso ha portato alla vittoria il candidato del centrodestra Roberto Cota. Il fatto che il movimento di Grillo continui a crescere e a fare proseliti sembra incupire il segretario democratico. È come se Bersani temesse il "mostro" che ha contribuito a creare perché, se Grillo va a rosicchiare voti, lo fa sicuramente nell'elettorato di sinistra. "Penso che c’è bisogno, in maniera vitale, dei partiti politici, non si può indulgere nell’antipolitica", ha detto il ministro per l'Integrazione Andrea Riccardi intervenendo al convegno dell’Area Dem a Cortona. Il problema è che è stato proprio il centrosinistra a contribuire a creare una disaffezione nei confronti della politica e dell'istituzione: gli attacchi di Antonio Di Pietro alla presidenza del Consiglio, i "giochetti" in parlamento del Pd per far cadere il governo Berlusconi, l'appoggio (più o meno aperto) agli indignados e ai No Tav, e così via.

Adesso, invece, l'anti politica fa paura. "Abbiamo in giro molti apprendisti stregoni che sollevano un vento cattivo", avverte Bersani all'Intervista della Domenica su Tgcom24. "Siamo nei guai. È mancata la correttezza dell’informazione...", si infuria il leader del Partito democratico. E continua: "Se c’è qualcuno che pensa di stare al riparo dall’antipolitica si sbaglia alla grande. Se non la contrastiamo, spazza via tutti". Bersani non nomina mai né Grillo né il Movimento 5 Stelle. Ma è proprio lì che vuole andare a parare quando parla di "vento cattivo". Sente, infatti, che l'anti politica possa rivoltargli contro e far affondare i democratici. D'altra parte i risultati delle primarie fatte a inizio anno in vista delle amministrative di maggio parlano di un Pd in evidente difficoltà. I casi di Palermo e Genova sono eclatanti. Nemmeno Vendola, recentemente raggiunto da due avvisi di garanzia per gli scandali sulla sanitopoli pugliese, sembra stare tranquillo. Anzi.

È uno sguardo preoccupato quello del leader del Sel di fronte alle recenti scosse nel panorama della politica. "C’è il rischio che (i voti, ndr) finiscano nel fiume sporco dell’antipolitica", spiega Vendola intervistato da Maria Latella su Sky. Il governatore della Puglia boccia - senza mezzi termini - Grillo perché interprete di "un populismo che non può dare prospettiva al Paese". "Il populismo per me è un nemico", tuona ancora Vendola sottolineando che "il pericolo del populismo è l’idea di un demiurgo che salvi l’Italia con semplificazioni virulente, con la bestemmia salvifica quando serve, invece, una partecipazione consapevole e colta dei cittadini". Non essendo riusciti a trascinarlo nell'alleanza di Vasto, Bersani e Vendola si schierano contro il nuovo nemico comune: l'anti politica. Per mesi il centrosinistra ha tentato di dialogare con i movimenti e le associazioni di estrema sinistra per allargare il proprio baccino elettorale, ma si è rivelato tutto inutile.

Ora non gli resta che combattere contro la dispersione dei voti.

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