Soddisfatto certo. Ma, come dire, in una posizione vigile ora, Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l'Industria e l'Imprenditoria che, per settimane, si è impegnato a sensibilizzare i Paesi comunitari perché comprendessero e recepissero in tempi brevi la direttiva che può finalmente ridare ossigeno alle imprese. Penalizzate e spesso costrette alla chiusura e ai licenziamenti per colpa del debitore più menefreghista: lo Stato.
Dunque Tajani, l'Italia si è tolta la maglia nera. Il governo ha deciso di adottare la direttiva Ue sui pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese prima della scadenza fissata da Bruxelles. Che cosa cambierà?
«Adesso si tratta solo di vedere come il governo italiano recepirà la direttiva europea per il pagamento anticipato dei debiti nei confronti delle imprese, quali saranno le modalità e, soprattutto i tempi d'applicazione di questo nuovo, fondamentale provvedimento».
Ricordiamo che cosa tecnicamente prevede la direttiva
«Diciamo che già dal primo gennaio prossimo e, quindi, in anticipo rispetto al termine ultimativo del marzo 2013 indicato dalla Ue, in Italia i pagamenti della Pubblica amministrazione dovranno essere corrisposti entro il limite dei 30 giorni, oppure 60 giorni nella sanità, Asl, ospedali eccetera. Entro novembre sarà presentato un decreto legislativo quindi, mi auguro in tempi brevissimi. L'Italia dal primo gennaio comincerà a rispettare e a pagare regolarmente il lavoro che le imprese svolgono per lo Stato. Una situazione insostenibile se si considera che oggi le fatture vengono saldate in media dopo 180-190 giorni; ma non mancano ritardi che arrivano fino ai 4 anni. Mi auguro solo che non ci siano strani artifizi da parte del governo italiano per non mantenere questo tipo di impegni».
Per arrivare a questa svolta, lei ha portato avanti senza sosta una campagna di sensibilizzazione cavalcata e sostenuta anche dal «Giornale»
«Certo, perché un provvedimento di tale portata, che può finalmente rimettere in modo l'economia ricreando un circolo virtuoso di produzione, lavoro, pagamenti e, quindi, giusta riscossione di tasse, deve venire ben compreso da funzionari pubblici, cittadini, e anche dai magistrati, chiamati in causa dalla direttiva per intervenire in modo sanzionatorio, dato che in caso di mancato pagamento sono previsti interessi di mora all'8 per cento. Secondo la direttiva il giudice ha anche un termine massimo di 90 giorni per emettere un decreto ingiuntivo. Ecco perché, una volta compresa, la direttiva deve essere attuata con rigore da tutte le parti in causa».
Ma resta il problema del debito pregresso degli Stati, non solo dell'Italia, nei confronti delle imprese
«È un problema non da poco, considerato che in tutta Europa sono 180 miliardi di euro e solo in Italia ben 90. Ecco non vorrei che in alcuni Stati, Italia compresa, si pensasse di far bella figura con Bruxelles non mettendo a bilancio i debiti pregressi. Capisco bene che c'è un problema di patto di stabilità, ma è anche vero, e questo sarà il mio prossimo passo, che occorre far comprendere ai colleghi della Comunità che i debiti con le imprese ci sono, vanno pagati e sarebbe un errore strategico, oltre che culturale, intervenire con artifizi vari sulla contabilità di Stato per non farli apparire in bilancio».
Che cosa intende per errore strategico?
«Intendo dire che i tempi impongono un cambiamento radicale, anche di mentalità, nei rapporti tra Stato e imprese. Non si possono chiedere sacrifici senza concedere una contropartita. È iniquo.
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