Vogliono arrestare Berlusconi per non farlo più parlare

A Napoli i pm accelerano. Il Cav è certo: cercano di impedirmi di rilasciare dichiarazioni e tagliarmi fuori. Domani davanti al tribunale di Milano manifestazione degli eletti Pdl

Vogliono arrestare Berlusconi per non farlo più parlare

«Vogliono costringermi a tacere, impedirmi di parlare e tagliarmi fuori da tutto. Il loro obiettivo è mettermi il silenziatore, sterilizzarmi». Quello delle ultime 48 ore è un Berlusconi chiuso nel bunker, convinto che la procura di Milano sia arrivata al redde rationem e deciso a combattere fino alla fine. «Non mi avranno», si lascia andare con un amico di lungo corso. Una delle rarissime conversazioni degli ultimi giorni, visto che ieri pare che nessuno dei tanti parlamentari che s'è presentato al San Raffaele per un saluto abbia avuto alla fine udienza. Ricoverato in ospedale, infatti, il Cavaliere studia i processi sul tavolo. Un «accerchiamento», lo definisce l'ex premier. Che a marzo dà per scontate già due condanne: il primo grado di Ruby e l'appello dei diritti tv. Poi c'è Unipol, dove martedì scorso Berlusconi è stato condannato ad un anno. E soprattutto l'inchiesta di Napoli, con i rumors che dalla Campania raccontano di una richiesta di arresto già bella e pronta. Voci di corridoio - ci mancherebbe - di cui ci si limita a dare conto solo per dovere di cronaca. Ma che tra i più stretti collaboratori del leader del Pdl sono considerate credibili.

Sarebbe questa, infatti, la chiave per «silenziare» Berlusconi. Con un dettaglio: aspettare l'insediamento del nuovo Parlamento, in modo che a votare l'autorizzazione all'arresto non sia la vecchia Giunta delle autorizzazioni della Camera (con numeri favorevoli a Berlusconi) ma la nuova Giunta per le immunità del Senato. Un voto, insinua un ex ministro del Pdl, che potrebbe di fatto essere «il vero voto di fiducia a un esecutivo Bersani sostenuto da Grillo». Traduzione: Pd e M5S darebbero il via libera all'arresto del Cavaliere che a quel punto diventerebbe una sorta di agnello sacrificale per giustificare un governo Bersani-Grillo difficile da far digerire ai rispettivi elettorati. Un esecutivo, insomma, che nascerebbe nonostante tutto ma nell'interesse superiore di far fuori Berlusconi. Uno scenario possibile. E nel quale sarebbe sufficiente anche una richiesta agli arresti domiciliari. Fosse accolta, infatti, sarebbe il magistrato di sorveglianza a regolare quel che il leader del Pdl può e non può fare. Di fatto Berlusconi sarebbe «silenziato». Niente vertici di partito, niente tv, niente comizi. «Zero tituli», direbbe Josè Mourinho dovesse polemizzare con la Rometta.

Il timore del Cavaliere, insomma, è che lo si voglia togliere dalla scena per un periodo indefinito. Semplicemente obbligandolo al silenzio. Già, perché come dimostra Grillo la discriminante non è certo l'ineleggibilità. Il leader del M5S non si è candidato (né premier né al Parlamento), eppure fa politica grazie a dieci telecamere che bivaccano davanti alla sua villa di Genova. Berlusconi potrebbe fare esattamente lo stesso, pure se non fosse più eleggibile e quindi restasse fuori dal Parlamento. Il problema vero, invece, è se non potesse più far sentire la sua voce. Se un arresto – o anche i più «morbidi» domiciliari – gli inibisse la possibilità semplicemente di parlare.

Ecco perché il Cavaliere pensa che la manifestazione del 23 marzo sia decisamente troppo in là. Già per domani, infatti, Berlusconi vorrebbe una prima mobilitazione. Gli «eletti» del Pdl - parlamentari e consiglieri regionali - dovrebbero riunirsi sotto il Palazzo di giustizia di Milano per una protesta formale.

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