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Intervista al coordinatore della segreteria della Lega che commenta l’esito del referendum francese. E Maroni propone: «Anche in Italia la parola al popolo» Calderoli: «La Costituzione Ue non esiste più» Il ministro delle Riforme: «È l’inizio di

Adalberto Signore

da Milano

«L’avevamo detto, no?». È tarda sera quando in Francia escono i primi exit pool sul referendum sulla Costituzione europea e Roberto Calderoli non tentenna un attimo. «Perché - dice il ministro delle Riforme e coordinatore delle segreterie della Lega - abbiamo portato avanti questa battaglia per anni in completa solitudine e ora, dopo che ci hanno detto che eravamo dei pazzi e dei razzisti, si scopre che non siamo i soli a cui questa Europa dei burocrati proprio non piace». E non piace al punto che il suo collega di partito, il ministro del Welfare Roberto Maroni, si è detto convinto della necessità di una consultazione popolare anche in Italia («non bisogna aver mai paura della sovranità del popolo, bisognerebbe sentire l’opinione degli italiani, valuteremo se presentare una proposta di legge»).
Ministro Calderoli, il voto della Francia cambierà il volto della nuova Europa?
«Diciamo che chiude definitivamente una fase, quella dell’Unione nata a tavolino e dalla carta bollata. La verità è che da oggi la Costituzione Ue non esiste più. E questo è solo l’inizio...».
L’inizio di che cosa?
«Di un processo irreversibile, di una valanga che travolgerà l’Europa delle burocrazie. Perché dopo la Francia ci sarà l’Olanda e poi arriveranno gli altri. Vede, qualche anno fa sono riusciti a prenderci in giro sventolandoci un’icona. Oggi i cittadini europei hanno provato sulla loro pelle l’euro e le leggi di Bruxelles e hanno aperto gli occhi. Spero che ora Prodi sia messo al bando e non si faccia più vedere in giro, perché lui è uno degli artefici principali di questa Europa nata anteponendo gli interessi personali a quelli dei popoli».
Secondo lei, quindi, va rimesso tutto in discussione?
«Certo. Penso, per esempio, a referendum anche sui trattati europei. Credo che si debba pensare a una modifica della nostra Costituzione inserendo proprio questa possibilità che oggi purtroppo non è percorribile. Insomma, il popolo dovrebbe potersi pronunciare anche sulla questione dell’euro e sul trattato di Maastricht. Non è possibile, infatti, che le legislazioni nazionali soccombano rispetto a quella europea, visto che, peraltro, le leggi di Bruxelles non sono il frutto del voto di un Parlamento ma di una Commissione. E della Commissione, come è noto, possono far parte persone mai elette dai singoli popoli che dovrebbero rappresentare. Insomma, andiamo ben oltre la questione della delega popolare...».
È una posizione la sua che molti definiscono estrema e antieuropea...
«È la posizione di chi chiede che non cali sul continente un potere omologante e senza volto, un potere senza legittimazione popolare. Chi decide cosa e in nome di chi? È questa la domanda che poniamo. Non mi sembra che ci sia nulla di estremistico o antieuropeo».
Anche il segretario dei Ds Piero Fassino ha detto che «alla luce del voto francese è necessaria una riflessione seria».
«Be’, a Fassino faccio solo una domanda: “Dove eravate quando eravamo noi a proporre riflessioni e per tutta risposta prendevamo solo sputi e insulti?”’. Adesso non si tratta più di riflettere ma di ridiscutere per salvare quel che è salvabile dell’Europa dei popoli».
Lei parla di un referendum sull’euro. Secondo lei è percorribile l’idea di un passo indietro sulla moneta unica?
«Dico solo che dal disastro che sta emergendo e dalla crisi dell’area euro bisognerà pur trarre delle conclusioni. La verità è che la moneta unica va ridimensionata: o la Banca centrale europea cambia la sua politica e inizia a svalutare e rivalutare nell’interesse dei singoli Paesi oppure è meglio tornare alle monete nazionali».
Da dove ripartirà l’Europa?
«Dai popoli. Serve un’Europa che venga dal basso, con la parte comune che sia gestita da organismi elettivi visto che oggi gli organismi europei in termini di rappresentanza sono una barzelletta e il Parlamento Ue è visto dai cittadini come fumo negli occhi».
Forte del «no» della Francia, ora la Lega scenderà in piazza?
«Abbiamo in mente qualcosa».
Magari per il ritorno del Carroccio a Pontida il 19 giugno?
«Anche prima.

Magari all’estero, magari proprio a Bruxelles».

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