«Io e Paolo, due fratelli separati sul palco»

«Aspetto che la situazione si calmi un po'. Perché no, che Paolo diventi un po' più vecchio. No, scherzo, le "carrambate" preferisco lasciarle ad altri. Anche se da più parti sia io che mio fratello riceviamo inviti a fare qualcosa insieme, penso che forse sia meglio lasciare perdere, per non rovinare i bei ricordi del nostro periodo glorioso, quando firmammo assieme Una giornata al mare e La topolino amaranto».
Minore per età (è un ragazzo del 1941, aprile 1941, mentre Paolo è nato nel gennaio del 1937) e minore anche per fama, benché certi passi nel mondo della musica - soprattutto i primi -, li abbiano compiuti assieme, Giorgio non smentisce di esser l'anima più allegra e giocosa dei fratelli Conte.
Entrambi astigiani ed entrambi divenuti musicisti dopo aver smesso la toga di avvocato: «Niente male per chi viene da una famiglia di notai, no? Per fortuna, dopo un salto di generazione, con tutta probabilità mio figlio Tommaso, che ha 25 anni, è chitarrista (la scorsa primavera lo accompagnò alle Scimmie nell'omaggio al chitarrista Django Reinhardt, ndr), ma ha la testa sulle spalle, porterà avanti il buon nome dei notai Conte», confida Giorgio, abile chansonnier, ironico e coinvolgente, definito «umorista che sa commuovere e intellettuale che strizza l'occhio alle persone normali». Simile nello stile al fratellone Paolo - chitarristico invece che pianistico, ma con quella "poesia française" nel DNA tutto piemontese della famiglia -, ama definirsi un "contastorie", con la o come prima vocale, non un cantastorie. Storie e, naturalmente, canzoni. Il suo brano più famoso è "Non sono Maddalena", malinconica ballata portata al successo da Rosanna Fratello nel dicembre 1969; ma ha scritto tantissimo anche per Ornella Vanoni e Mina, con cui stasera (l’appuntamento è alle ore 21, ingresso 23 euro) proverà a deliziare il pubblico, «sofisticato e magari un po' yuppie» per dirla con le sue parole, del Blue Note di via Borsieri, «un locale più aperto alla contaminazione del suo omologo newyorkese, decisamente più dedito al jazz. Magari non è proprio il mio pubblico, ma le sfide continuano a piacermi e sarebbe bello riuscire a conquistare la loro attenzione», spiega con il suo modo di fare simpaticamente alla mano.
Esteta del minimalismo, che gioca al jazz come fa con la poesia, Giorgio Conte predilige da sempre un universo poetico e popolare che altro non è se non un mélange d'amori dolcissimi, di souvenir e ricordi d'infanzia, di storie di macchine e di balli e di domande semplici e complesse sulla vita.

Tutti ingredienti che faranno capolino nel suo prossimo disco, atteso dai fan da oltre sette anni: «Diciamo che mi sono preso tutto questo tempo per fare qualcosa di davvero speciale», promette l'ex avvocato, cantautore dal ’93. Al suo fianco stasera Alessio Graziani (fiati, fisarmonica, piano e voce), Alberto Parone (batteria, percussioni, effettistica e voce), Claudio Rossi (bouzuki, chitarra, violino e voce).

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