Politica

«Io scomunicata dal cardinale e assolta dal parroco»

«Il sacerdote del mio paese mi ha detto: “Non preoccuparti, il perdono te lo garantisco io”»

Nino Materi

Quando qualche giorno fa la dottoressa Elena Cattaneo ha letto le parole del cardinale Alfonso Lopez Trujillo non credeva ai suoi occhi: «Va scomunicato chi fa ricerca sulle cellule staminali embrionali». Sembrava che il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia si rivolgesse proprio a chi, come lei, è impegnata da sempre in questa delicatissima attività scientifica. «Sono cattolica e il discorso del cardinale Trujillo non poteva lasciarmi indifferente - spiega al Giornale la dottoressa Cattaneo, che dirige il laboratorio di biologia delle cellule staminali del dipartimento di Scienze farmacologiche dell’università di Milano - Il mio gruppo studia la rigenerazione delle cellule nervose a partire da cellule staminali embrionali, ma nessuno di noi crede per questo di dovere essere "scomunicato", anzi... ».
Qual è stata la sua prima reazione dinanzi alle dichiarazioni del cardinale Trujillo?
«Ho pensato che il pensiero di Trujillo non è condiviso da tutta la Chiesa».
Ma da una parte importante di essa, sicuramente sì.
«In molti hanno preso le distanze e la cosa mi ha fatto piacere».
Ma lei teme la «scomunica»?
«Voglio credere che questa della "scomunica" sia stata un’immagine a effetto, io comunque ho preso le mie precauzioni... ».
In che senso?
«Un po’ per scherzo, un po’ seriamente sono andata dal parroco del mio paese».
A far cosa??
«Gli ho spiegato la storia della "scomunica", chiedendogli di darmi un parere... ».
E lui cosa le ha detto?
«Di non preoccuparmi. Che se il cardinale Trujillo mi scomunica, a torgliermela ci pensa lui... ».
Il cardinale afferma che «distruggere embrioni equivale all'aborto». E quindi che «la scomunica vale per la donna, i medici, i ricercatori che eliminano l'embrione». Cosa ne pensa?
«Innanzitutto noi non eliminiamo nessun embrione, limitandoci a usare cellule destinate al congelamento distruttivo».
Nessun problema etico, quindi?
«Al contrario: l’etica è sempre al centro del nostro lavoro. Così come il rispetto per le leggi in vigore. E poi mi lasci dire una cosa... ».
Dica.
«Seguendo la logica del cardinale Trujillo bisognerebbe estendere la "scomunica" anche a tutti i pazienti che beneficiano quotidianamente delle nostre analisi e a tutti i ricercatori che operano sulle cellule adulte beneficiando dei nostri test sulle embrionali».
Cosa significa in parole semplici?
«Che non possiamo lavorare per compartimenti stagni. La ricerca sulle staminali adulte deve procedere di pari passo con quella sulle embrionali».
Il motivo?
«Perché le conoscenze acquisite da una parte sono indispensabili per ottenere progressi dall’altra».
Altro che «scomunica», il problema è molto più complesso.
«Affrontarlo nei termini del cardinale Trujillo non ha senso. La verità è che la legge 40 dovrebbe consentirci di lavorare con budget finanziari molto più ampi di quelli disponibili oggi. Fare ricerca è infatti diventato quasi impossibile e molto si basa sulla passione e lo spirito di sacrificio dei giovani scienziati».
Giovani come lei che a 44 anni ha già alle spalle un master al Mit di Boston.
«Per tre anni ho sacrificato la famiglia.

Ma per capire che non rappresento un’eccezione, basterebbe conoscere i 25 fantastici collaboratori con i quali fino a tarda sera lavoriamo ogni giorno nel nostro laboratorio di biologia».

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