Un complotto internazionale per bloccare il piano nucleare «via web». Un ferocissimo «virus» in grado di penetrare nei sistemi di sicurezza del Paese.
Ha tutti i contorni di una avveniristica spy story, una guerra cibernetica già in corso, l'attacco informatico che sta preoccupando in queste ore il governo dell'Iran. Fonti ufficiali hanno ammesso di essere stati colpiti da un «supervirus», il cui nome è Stuxnet, che attacca i computer utilizzati nell'industria e che secondo alcuni addetti ai lavori potrebbe essere stato creato da uno Stato straniero per danneggiare il programma nucleare di Teheran. Ma le autorità della Repubblica islamica hanno affermato anche che nessuna conseguenza è stata registrata per ora nelle installazioni atomiche del Paese, anche se proseguono i controlli sui computer personali di membri dello staff della centrale di Bushehr.
«Una squadra sta ispezionando diversi computer per rimuovere il virus», ha dichiarato il responsabile della centrale, Mahmud Jafari, citato dall'agenzia Irna, precisando che «i sistemi principali dell'impianto non sono stati danneggiati». Il vice capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana responsabile per la sicurezza, Zarean, ha confermato che l'attacco non sarebbe riuscito a bloccare alcuna installazione nucleare. «Ci aspettiamo che la vigilanza e la competenza dei nostri esperti vanifichino la guerra cibernetica dei nemici», ha aggiunto Zarean.
«Una guerra elettronica è stata lanciata contro l'Iran», ha detto senza mezzi termini Mahmud Liayi, responsabile per la Tecnologia informatica al ministero dell'Industria, citato dal quotidiano Tehran Times, ammettendo però che già 30mila computer sono stati infettati. Ma il ministro dell'Industria, Reza Taqipur, citato dal quotidiano governativo Iran Daily, ha sottolineato che finora «nessun serio danno è stato segnalato ai sistemi industriali» iraniani.
Stuxnet, apparso per la prima volta nel giugno scorso, attacca in particolare programmi per l'automazione industriale prodotti dalla Siemens, utilizzati tra l'altro nelle piattaforme petrolifere, negli oleodotti e nelle centrali elettriche e molto diffusi in Iran. Pur essendo stata segnalata anche in Pakistan, India e Indonesia, la presenza del virus, che sarebbe in grado di provocare anche danni materiali agli impianti, nella Repubblica islamica avrebbe già raggiunto le dimensioni di un'epidemia. Questa circostanza e l'estrema complessità del virus hanno indotto alcuni esperti occidentali a ipotizzare che Stuxnet sia stato elaborato non da normali «pirati informatici», i famigerati hacker, ma piuttosto da uno Stato con l'intento di prendere di mira installazioni in Iran, forse anche quelle atomiche. La Siemens ha tuttavia negato di avere venduto all'Iran sistemi da utilizzare nei suoi impianti nucleri.
In passato sulla stampa americana era circolata la notizia che l'amministrazione di Washington aveva allo studio programmi di boicottaggio per rallentare o fermare il programma nucleare di Teheran, anche con azioni di guerra informatica. E un responsabile della sicurezza del programma atomico iraniano citato dall'Isna afferma che è necessario «fare attenzione alle minacce cibernetiche provenienti specialmente degli Stati Uniti e Israele, e studiare le contromosse».
Mahmud Liayi ha annunciato oggi che è stato messo a punto un antivirus specifico che sarebbe in corso di distribuzione ad industrie e apparati governativi del Paese.
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