«Oggi ci siamo occupati dei temi che riguardano la radicalizzazione sia nei loro profili più generali, sia anche tenendo conto delle esperienze che ciascuno di noi...». L’ha presa da lontano, scendendo ad ampie spire, da «Dottor Sottile» qual è, il ministro dell’Interno Giuliano Amato. Ma poi, di colpo, ha cambiato timbro ed è sceso in picchiata. E rivolgendosi ai colleghi del G6, riuniti per un summit sulla sicurezza all’Isola di San Clemente di Venezia, ha ripreso il filo, colpendo proprio là dove aveva mirato: ovvero «...esperienze che ciascuno di noi ha dell’abuso e dell’uso sbagliato delle moschee, dei luoghi di religione e di pratica religiosa, che talora vengono utilizzati per fini diversi», ha aggiunto concludendo il suo pensiero. Ed è andato oltre, il titolare del Viminale, sostenendo che oggi «siamo in presenza di un network e dobbiamo essere network anche noi. Un network legale, rispettoso dei principi dello Stato di diritto, ma funzionale nel suo insieme a fronteggiare il network di chi dobbiamo combattere».
È arrivato forse non a caso proprio da Venezia, da quell’antica e saggia Repubblica che conobbe, sfidò e seppe anche prendere il meglio dall’Oriente e dal mondo arabo, il «risveglio» allarmato dei ministri dell’Interno di Italia, Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e Polonia nei confronti della minaccia che a volte si può celare sotto le cupole delle moschee sorte in tutto l’Occidente, tra i rotoli di tappeti per la preghiera e dietro ai volti ieratici degli imam. Risveglio allarmato che si tradurrà concretamente entro il prossimo autunno in una mappatura europea delle moschee per evitare che i centri islamici possano essere utilizzati per fini illegali che nulla hanno a che spartire con il legittimo esercizio di un culto, qualsiasi esso sia.
Quello che serve è del resto «più cooperazione per combattere i terroristi che non hanno scelto un nemico unico», ha sottolineato Amato ricordando che «c’è un problema di rapporto tra l’Islam moderato e quello fanatico e conservatore che si estende anche ai nostri Paesi, con rischi di attentati». Tuttavia, non si nasconde il nostro ministro dell’Interno, «ci vorrà del tempo per arrivare a un definitivo successo» contro il terrore.
Ad annunciare ieri a Venezia il progetto della mappatura europea dei luoghi di culto islamici è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Franco Frattini, precisando come «uno degli aspetti della mappatura riguarderà proprio il ruolo degli imam, il loro livello di formazione, la loro capacità di comprendere e di esprimersi nella lingua del Paese dove predicano, i flussi di finanziamento che arrivano alle moschee». Non si tratta del resto di dati segreti, ha detto il vicepresidente. «Abbiamo anche dei progetti pilota di finanziamento degli Imam», ha ricordato Frattini annunciando che a inizio settimana sarà a Bruxelles insieme con il presidente Josè Manuel Barroso per un vertice a cui sono stati invitati i leader di tutte le comunità religiose (ovvero non soltanto quelle musulmane) rappresentate e operanti a livello europeo.
Immediate le reazioni in Italia, specie da parte dell’opposizione e in particolare sulle parole di Amato. «Il ministro è persona che stimo», ha esordito quasi come Marco Antonio che parla di Bruto Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord. «Ma deve decidere da che parte stare - ha poi proseguito il vicepresidente del Senato -. Se ritiene che le moschee abbiano finalità anche terroristiche, visto che è il ministro degli Interni, e può farlo, allora le chiuda immediatamente ed espella subito gli indesiderati come impone la legge. Questo glielo chiedo io come lo chiede qualunque cittadino che voti a destra o a sinistra. Poi potrà decidere lui quali siano le moschee da riaprire sulla base del fatto che pratichino soltanto il culto della religione islamica e nulla di più. Viceversa potrà strizzare l’occhiolino ai Bin Laden, andare a braccetto con gli Hezbollah ed entrare a far parte dei veterocomunisti. Perchè chi ha la possibilità di fare e non fa nulla, e ha l’intelligenza di capirlo, si rende complice di tutto questo», ha concluso Calderoli.
Mentre per la vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini, «il fatto che soltanto al G6 il ministro dell’Interno Amato si accorga della situazione delle moschee, denota l’incapacità di questo governo ad affrontare efficacemente un allarme che è sotto gli occhi di tutti».
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