Islamici divisi: la donna può reagire alle botte del marito?

Beirut. Dibattito nel mondo islamico sulla condizione dell’altra metà del cielo. A dare il la è stato l’ayatollah libanese Mihammed Hussein Fadallah che, in occasione della giornata contro la violenza alle donne, celebrata il 24 novembre scorso, aveva emanato una fatwa secondo cui «la donna ha sia il diritto di picchiare il marito in caso debba difendersi, sia di rispondere nello stesso modo se viene colpita». Intervistato dal sito internet della tv satellitare Al Arabiya, il religioso sciita poneva la donna a un livello di gran lunga superiore a quello stabilito dal clero sunnita. «Questa fatwa si basa su una fonte della sharia che riguarda tutti i musulmani, vale a dire - ha spiegato Fadallah - che ogni essere umano ha il diritto di rispondere per difendersi se è aggredito. Non esiste alcuna base sharaitica per la quale il marito, o il padre, o il fratello, o chiunque altro abbia il diritto di picchiare una donna».
Gli ha risposto, per smentirlo, il sunnita Muhammad al Najimi, membro del Consiglio di diritto islamico dell’Arabia Saudita.

«Non sono d’accordo con l’ayatollah Fadallah, la donna - sostiene - non può ribellarsi e picchiare il marito che, quando la batte, lo fa per educarla». Tuttavia, aggiunge al Najimi, «il diritto alla difesa è consentito, ma solo se le percosse rischiano di causare danni fisici».

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