Israele, Olmert farà il governo con i laburisti

Non solo elettrici ma anche candidate per il rinnovo di un consiglio comunale

Fausto Biloslavo

Elezioni storiche in Kuwait: per la prima volta le donne dell’emirato hanno potuto sia votare sia candidarsi. Una giornata memorabile, quella di ieri, nel paese del golfo Persico, anche se i seggi per il gentil sesso erano rigorosamente separati da quelli degli uomini e molte donne non si sono neppure tolte il velo per farsi identificare dagli scrutatori. Non si è trattato di un voto fondamentale, bensì di elezioni municipali suppletive per un seggio rimasto vacante. In ogni caso è la prima volta dall’indipendenza kuwaitiana di 45 anni fa, che le donne vanno alle urne. «Un punto di svolta nella storia del nostro Paese», lo ha definito il ministro degli Interni e della Difesa sheikh Jaber Mubarak al Hamad al Sabah.
I seggi hanno aperto alle 8 e su 28mila elettori chiamati alle urne, il 57 per cento erano donne. Il rinnovo riguardava il seggio comunale di Al Salmiyah, dove un consigliere, Abdallah al Muhailbi, è stato nominato ministro e quindi ha dovuto dimettersi. Il posto vacante era conteso da otto candidati, comprese due donne: Khaleda al Khader, medico e madre di otto figli, e Jenan Bushehri, una funzionaria del municipio di 33 anni. «Oggi è la giornata di grande festa che abbiamo atteso da oltre 40 anni», ha detto Khaleda al Khader votando al seggio del quartiere di Salwa. «Dimostreremo agli uomini che le donne kuwaitiane sono capaci», ha dichiarato la candidata che indossava la tunica nera islamica dalla testa ai piedi.
L’affluenza al voto dell’elettorato femminile è stata entusiasta, anche se colpiva la lunga file di donne con il volto coperto, secondo le tradizioni islamiche, davanti ai seggi rigorosamente separati da quelli degli uomini. Una norma fortemente voluta dalla fazione conservatrice islamica del parlamento kuwaitiano, che a lungo si è opposta a concedere il diritto di votare. Le donne non hanno dato molta importanza alla separazione dei seggi, ma uno dei candidati, Muhammad Bushri, ha protestato minacciando di fare ricorso per invalidare le elezioni, perché diversi scrutatori non facevano alzare il velo alle donne per identificarle, come prevede la legge.
Le due candidate probabilmente non hanno alcuna possibilità di venir elette, ma il primo ministro, sheikh Nasser Mohammed, ha salutato l’evento sostenendo che «la partecipazione delle donne alla vita politica del paese è motivo di orgoglio dei kuwaitiani di fronte a tutto il mondo». L’emiro, sheikh Sabah al Ahmed al Sabah non ha rilasciato dichiarazioni, ma appare scontato il suo compiacimento, poiché il capo dello Stato, salito al potere nel gennaio scorso, è considerato molto vicino alla linea del fratellastro sheikh Jaber al Sabah, a cui è succeduto. Quest’ultimo era stato il vero fautore, dopo anni di aspre battaglie, dell’approvazione della legge per il suffragio universale, che ha visto la luce solo lo scorso anno. All’interno del governo non manca chi continua a storcere il naso, come il ministro per gli Affari islamici Abdullah al-Matuq.
Ieri i seggi sono stati visitati anche dal primo ministro donna del paese Massouma al Mubarak, eroina dell’emancipazione femminile e dei diritti umani.

Il Kuwait è il primo paese del golfo Persico con un vero parlamento che detiene il potere legislativo. Non a caso la sfida più importante per le donne, dopo questo primo test, è prevista per le elezioni politiche del 2007, quando potranno candidarsi e votare a livello nazionale, nonostante il velo.

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