Israele vuole l’Italia e non la Spagna alla guida delle truppe Onu in Libano

Ancora sei mesi di comando italiano alla testa del contingente internazionale Unifil, che presidia sin dalla fine della guerra israelo-libanese del 2006 il Libano meridionale. A chiederlo è Israele, sceso in campo con il premier, Benyamin Netanyahu, per sostenere la proposta di una proroga al vertice della missione del generale Claudio Graziano. Una proposta che anche a Beirut non sembra incontrare riserve e che, per una volta, potrebbe non contrapporre gli interessi israeliani a quelli libanesi. Ma che rischia di innescare un caso diplomatico con la Spagna, convinta da tempo di avere i titoli per ambire a un passaggio di consegne al vertice di Unifil dopo i turni francese e italiano.
La vicenda già affrontata anche dal Giornale, è riesplosa ieri. In particolare sul quotidiano israeliano Haaretz, che ha rivelato un colloquio «top secret» avuto in questi giorni da Netanyahu con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Argomento, appunto, il comando di Unifil. Un ruolo delicato che Israele - pur assicurando di non nutrire riserve verso i generali spagnoli - auspica possa restare almeno per alcuni mesi in mano italiana. Per lo Stato ebraico non si tratta tanto di una scelta legata ai rapporti di fiducia con Roma, quanto di garantire la continuità operativa della missione. Dell’operazione Gerusalemme riconosce l’effetto stabilizzatore, malgrado qualche ricorrente fibrillazione (da ultimo il lancio di un razzo Katyusha verso l’Alta Galilea, avvenuto martedì) e le recriminazioni su un mandato che non consente un’efficace azione di disarmo delle milizie di Hezbollah.
Il timore di Netanyahu (e dello stato maggiore israeliano) non convince tuttavia il governo di Madrid: «offeso» sia dalle forme dell’intervento - scrive Haaretz - sia dalle spiegazioni, ritenute «generiche», fornite per giustificare la preferenza per l’Italia. Da parte sua il premier Zapatero, mira da tempo al comando, un traguardo di prestigio per il suo Paese, nonostante la Spagna contribuisca alla missione con 1.100 militari contro i 1.480 francesi e i 2.500 italiani.

L’Onu per il momento ha preso tempo («ogni decisione è sospesa»), mentre il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha smorzato i toni: «Abbiamo preso un impegno, per noi la scadenza resta quella naturale di febbraio. La Spagna ha espresso un suo desiderio molto forte e abbiamo deciso di non contrastarlo a condizione che Madrid aumenti il suo contingente».

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