Roma

Istrici, una colonia spina nel fianco degli agricoltori

La «carica dei 101» istrici a Fregene. Proprio così, avete capito bene, ma con una, anzi due sostanziali differenze: la prima è che non si tratta di un cartone animato, ma avviene realmente; la seconda è che l’invasione di animali nella storica località balneare nota fin dai tempi di Mussolini come la «Perla del Tirreno», non interessa un nutrito branco di quadrupedi a chiazze bianconere di razza Dalmata, ma più di un centinaio di istrici riusciti a sfuggire al controllo degli ambientalisti dalla vicina oasi di Macchiagrande. E se è vero che ancora non si è riusciti a trovare una risposta su come questi roditori appartenenti alla famiglia degli Istricidi, abbiano fatto a trovare una via di fuga dalla vasta area verde recintata gestita dal Wwf, si è, invece, compreso il motivo che li ha indotti a raggiungere pian piano, uno per uno seguendo l’altro, un boschetto di querce e lecci di Fregene, situato tra via Maratea e viale di Porto. Un posto non scelto casualmente, ma grazie al loro poderoso fiuto per la sua ubicazione strategica, dal momento che confina con alcuni campi coltivati: ettari e ettari sui quali crescono rigogliosi meloni e zucche di cui i porcospini vanno pazzi e fanno incetta, ovviamente a danno dei coltivatori che sono a dir poco infuriati e chiedono alle istituzioni locali di intervenire. Senza contare che la loro invasione - a detta delle lamentele dei cittadini di Fregene - oltre al rischio oggettivo di incidenti stradali che gli animali possono provocare attraversando, la notte, le strade della località balneare per banchettare nei vicini campi, hanno, peraltro attirato anche un’altra attenzione. Quella dei bracconieri, visto che la carne profumata di questi animali, pieni zeppi sul dorso di lunghi e acuminati aculei, è considerata pregiata e viene venduta clandestinamente a peso d’oro. Il caso curioso è finito pure sui tavoli di alcuni politici. Come nel caso del capogruppo del Pdl a Fiumicino, Massimiliano Graux, che si è subito attivato per cercare di risolvere al più presto la questione, considerando che nel frattempo gli istrici in quel boschetto hanno trovato il loro habitat ideale. E probabilmente gli animali, pur non sapendo di avere sconfinato dall’oasi data in gestione al Wwf dieci anni fa dalla Edizione srl, la società della famiglia Benetton proprietaria dei terreni dell’azienda agricola Maccarese, di andarsene da lì non ne vogliono proprio sapere, visto che hanno trovato un modo decisamente più semplice per trovare il cibo. Invece di guadagnarselo, infatti, scavando sotto terra in cerca di tuberi, ora ce l’hanno a portata di mano; pardon di zampa.

È sufficiente che attraversino quella strada che li separa dai campi coltivati con mille fatiche dai contadini.

Commenti