Milano - «Finalmente qualcuno fa rispettare le regole, per questo combinano il putiferio. Non possono dire che i residenti di via Sarpi sono razzisti. Frequentiamo i loro ristoranti e i loro negozi, proviamo a parlarci, ma è impossibile. Alzano un muro tra noi e loro».
Gli italiani di via Sarpi sono esasperati. Ieri la maggior parte di loro non s’è fatta vedere, preoccupata per quel che accadeva nelle strade della loro Milano. «Loro» fino a un certo punto: si sentono stranieri a casa loro, hanno paura persino di parlare per paura di eventuali ritorsioni. Storie di ordinaria incomunicabilità nelle vie di Chinatown, quel triangolo di strade dove la comunità cinese ha messo radici fino a farlo diventare proprio. I pochi italiani che hanno assistito alla guerriglia di ieri sono indignati. Francesco, ad esempio, sta pensando «di portar via da questo posto la famiglia. Si sono presi tutto ciò che c’era da prendersi. Questo è l’ultimo episodio. Un’occupazione abusiva lunga sette ore. Prima o poi blocchiamo noi la strada, e poi vediamo...».
Intanto un altro giovane milanese, colpevole di una frase poco moderata, viene aggredito e picchiato da cinque cinesi. A stento la polizia lo salva dal linciaggio. È di questo che hanno paura gli italiani.
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