Dalla scena underground è emersa una «signora voce». Una voce intensa e duttile, in grado di confrontarsi con più lingue (inglese, francese e italiano) e sonorità (rock sperimentale, wave, elettronica, classica, folk, canzone d'autore). È quella di Jessica Einaudi, 26 anni, metà femminile del promettente duo La Blanche Alchimie, in concerto ieri sera alla Casa 139 (prossima data in zona l'11 novembre al Tambourine di Seregno) sulla scia dell'omonimo disco di debutto (uscito per Ponderosa Music & Art) che ha incassato recensioni lusinghiere e al quale ha collaborato anche il grande violoncellista Marco Decimo.
Capelli cotonati che difficilmente passano inosservati, la cantante milanese («La voce è il mio strumento, ma mi occupo anche dei testi e se ho un'intuizione musicale provo a dare una mano in fase di composizione», precisa) è figlia d'arte. Suo padre è Ludovico Einaudi, pianista e compositore, tra le figure di spicco della musica contemporanea europea, negli ultimi anni sempre più assiduo frequentatore delle classifiche pop. «Avere un genitore musicista e famoso non aiuta certo ad avere una carriera più semplice; il fatto però che sia una figura vincente in campo artistico rappresenta uno sprone a fare altrettanto bene, un esempio da seguire con passione, dedizione e costanza. In più posso contare su un padre meraviglioso che non si tira mai indietro quando c'è da dare un consiglio», confida lartista. Papà Ludovico è un grande fan di La Blanche Alchimie («Alchimia è una parola che ci ha ossessionato durante tutta la lavorazione dell'album, mentre il bianco esprime desiderio di purezza»), ma il più bel complimento Jessica e Federico Albanese, 27 anni, polistrumentista e compositore, la metà maschile del duo, lo hanno ricevuto di recente a Parma («Un ragazzo ci ha detto che siamo il miglior gruppo dopo i Radiohead!»).
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