INDIE MA NON TROPPO. Un violino delicato, la rabbia dentro, le rughe di Lou Reed, i capelli dannati di Jeff Buckley. In un cassetto del talento di Joan Wasser c’è tutto questo. Le altre mille anse nascoste nella personalità e nell’arte della cantante inglese, Joan le spalancherà giovedì al Musicdrome di Milano, in una delle sei date italiane del tour del suo progetto “Joan as police woman”. Dopo Roma, Napoli e Firenze e prima di Torino e Rimini, saranno i milanesi a godersi questo arabesco di atmosfera e intensità fatto di soul, indie-rock e melodia. Perché, come scrive sul suo sito, «Beauty is the new punk». Nessuno dice che per arrabbiarsi sia indispensabile urlare sguaiate e schitarrare senza ritegno: Joan dimostra che l’arte può stare anche nel punk.
DALLE SERIE TV A JEFF. Joan non è una cantante per teenager. Joan non è una voce da Supertelegattone. Joan ha suonato il violino con i Dambuilders, ha collaborato con Dave Derby, Lou Reed (“The raven”) e Anthony & The Johnsons). Accarezza la chitarra e abbraccia il piano dopo aver abbracciato (stavolta in carne e fascino) quella voce del rock veloce e incandescente che fu Jeff Buckley. Ora Joan ha scelto di rifarsi a una serie tv per il suo nuovo progetto, con cui è al secondo album. Dopo le sonorità ruvide di “Real life”, a giugno è uscito “To survive”, un lavoro complesso e maturo, denso di soul e vita vissuta (la madre è morta di cancro durante la registrazione), arredato con gusto da arie elettroniche, virtuosismi al pianoforte e intimismi jazz: le melodie di “To be lovely”, i fiati di “Magpies”, la malinconia di “Honor wishes”, l’espressività di “Holiday” e la bernsteiniana “To America”.
Trentotto anni, una bellezza torbida che sa dei primi Stooges e degli Smiths, dei Sonic Youth e di Nina Simone, Joan non si dipinge come una disperata senza redenzione. Joan la rabbia l’ha incanalata e plasmata. A chi capisce di musica, non resta che gustarla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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