Kabul, la Farnesina ha un problema scottante: l’ex «fonte» vuol darsi fuoco

Ore difficili alla Farnesina: il ministero degli Esteri è alle prese con una «grana», banale ma spinosa, che ha per teatro Kabul e la nostra rappresentanza diplomatica. L’ambasciata italiana in Afghanistan rischia infatti di dover fare i conti con il gesto sconsiderato di un cittadino afghano, che minaccia di darsi fuoco davanti all’ingresso. Motivo della provocazione: l’uomo sostiene di avere lavorato a lungo come «fonte» per i nostri servizi segreti nel Paese e di essere stato cancellato bruscamente e senza motivo dalla lista dei pagamenti. Morale della favola, il confidente non vede più un quattrino da circa un anno. E poiché dalla «paghetta» che gli passavano i nostri 007 dipendeva la sopravvivenza sua e della sua famiglia, l’uomo ha fatto sapere che intende immolarsi per protesta.
Il caso, che sarebbe già di per sé complicato, è reso ancora più delicato dalle recenti polemiche tra l’Italia e la stampa britannica sui presunti pagamenti effettuati a esponenti talebani in Afghanistan per garantire la tranquillità delle nostre truppe. L’uomo che vuole incendiarsi non è un talebano, però è comprensibile che in questo momento al ministero degli Esteri faccia comunque poco piacere ammettere di avere distribuito denaro nello scenario afghano. E così sulla risposta da dare alle minacce dell’aspirante suicida alla Farnesina si stanno scervellando da giorni.
La lettera in cui l’uomo, firmandosi con nome e cognome, annuncia il suo proposito è stata recapitata sul tavolo di Claudio Glaentzer, nostro ambasciatore nella capitale afgana.

Glaentzer ha contattato Roma, dove gli uomini dell’Aise pare gli abbiano confermato che l’autore della lettera era a suo tempo stato reclutato come informatore. E la conferma ha reso vieppiù difficile gestire la crisi: anche se per il disperato non dovrebbe essere facile raggiungere il blindatissimo ingresso della nostra ambasciata in Great Massoud road.

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