nostro inviato a Manchester
Tutti lo vogliono, tutti lo cercano ma, soprattutto, tutti lo temono. Ricardo Izecson dos Santos Leite, chiamatelo pure Kakà, non vi sbaglierete mai, è un autentico spauracchio per Manchester, uno che riesce anche a far tremare i Red Devils, lui che del Diavolo indossa la maglia rossonera. Il giovane brasiliano, che domenica scorsa ha festeggiato i 25 anni, signore di una generazione di fenomeni, o presunti tali, come Adriano e Cassano, guarda tutti dallalto in basso, li pondera e sorride, con quellespressione beatamente felice di chi alla vita non ha più niente da chiedere: soldi, fama, celebrità, successo e una moglie che adora, Caroline. Ci guarda con quegli occhialini con montatura nera sui lati che gli danno tanto unaria da studente di Oxford o Cambridge o anche uno di quei professorini che viene seguito con interesse particolare dalle studentesse dei college.
Eppure Kakà è uno di noi; sa di essere il vero erede di Ronaldinho, forse lha già anche scavalcato nellimmaginario popolare, presto potrebbe anche vincere il Pallone doro e consacrarsi come il miglior giocatore del mondo. Con Ronaldinho nella Seleçao, con Ronaldo e tanti altri brasiliani nel Milan, ha un futuro radioso davanti agli occhi. Ma non simpressiona né si preoccupa. «Manchester? È una sfida stimolante, un qualcosa di affascinante, ma non ho paura», afferma il nuovo Fenomeno rossonero. «So quello che mi troverò davanti e non temo nessuno, porto solo il giusto e dovuto rispetto per i tanti grandi campioni tra gli avversari. Quanto allOld Trafford, lho già provato due anni fa, cè unatmosfera particolare, ma non dimentichiamoci che anche noi a Milano abbiamo San Siro che è pur sempre un tempio del calcio».
Una Scala di cui Kakà è il primo tenore, ne è consapevole, ma non se la tira proprio. Con quegli occhialini da acculturato, il campione rossonero si tiene sulle ginocchia il personal computer e mentre Seedorf e qualche altro passano le ore di volo divertendosi con «battaglieri» videogames, Kakà si gusta solo gli occhi della bella Caroline, in una carrellata di immagini che lo fanno sentire a casa, che quasi lo estraniano dal mondo pallonaro che lo circonda. Allora, per stuzzicarlo, provate a chiedergli della sua sfida odierna con Cristiano Ronaldo: chi sarà il più bravo del reame? «Non è una sfida tra me e il portoghese - risponde con un sorriso disarmante -, è una sfida tra Milan e Manchester, perché sono le squadre a vincere non i singoli. Noi tutti, io compreso, siamo al servizio della squadra, non viviamo dindividualità».
Ma Kakà è tanto importante che qualche giorno fa Ancelotti laveva dichiarato insostituibile, lavrebbe tenuto in campo fino allo sfinimento (parole del tecnico), salvo farlo poi riposare sabato scorso col Cagliari. Pensavate che Kakà fosse stanco o che se la sia presa per la decisione del mister rossonero? Niente affatto. «Mi sono riposato» e qui il suo viso sillumina di un sorriso senza fine, «ma non ne avevo bisogno perché, fosse per me, giocherei sempre. Ma sto agli ordini dellallenatore e li eseguo».
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