Kasia Smutniak: "Volevo restare per sempre ragazza"

L’attrice passa da un film all’altro e al Giffoni Festival presenta Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario in cui fa la parte dell’educatrice in un carcere: "Ho cambiato vita a 19 anni lasciando le passerelle"

Kasia Smutniak: "Volevo restare per sempre ragazza"

Giffoni Valle Piana - Divina. Semplicemente. Ecco in due parole Kasia Smutniak (una figlia, Sophia di 5 anni, e un compagno famoso, Pietro Taricone con cui tutto ora va a gonfie vele dopo la burrascosa estate scorsa) che sul suo essere semplicemente bella ha costruito un'intera eclettica carriera. Un giorno la trovi su una copertina di un settimanale patinato in puro stile modella, quale è sempre stata, e il giorno dopo interpreta un'educatrice in un carcere come in Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario. E proprio per questo film, che dopo l'uscita nei cinema sta seguendo un interessante percorso con proiezioni in vari carceri d'Italia (il prossimo sarà quello dismesso dell'Asinara), l'attrice polacca è giunta ieri al festival «Giffoni Experience». Tra qualche settimana poi la vedremo nella nuova campagna come testimonial di un profumo di Giorgio Armani che su di lei ha detto: «Ho scelto una donna speciale come Kasia perché sul suo volto si legge la modernità di un carattere che alla sensualità abbina forza e una fresca bellezza».

Cara Kasia Smutniak, ma quante cose fa?
«Guardi se la sua preoccupazione è di vedermi un giorno cantare a Sanremo... stia tranquillo. Per il resto non mi piace essere ripetitiva e se trovo dei ruoli difficili mi ci butto senza pensarci minimamente».

Quindi come li sceglie?
«Con molta poca furbizia e mettendoci il cuore, tutto sul filo della fortuna. Perché non sto attenta a conoscere la persona che conta o a pianificare un progetto. Scelgo alla cieca e a volte mi sono trovata a decidere lanciando in aria una monetina».

Esattamente un anno fa era al Festival di Tavolara ed era molto indecisa se andare o no a un provino a Parigi il giorno dopo.
«Ma è vero! Me n'ero dimenticata. Ho i miei problemi con i provini. Poi alla fine ho detto chi se ne frega e sono andata. Non avevo studiato la parte, niente. Sono uscita e mi sono detta “tanto non mi prendono“».

E alla fine?
«Mi hanno presa. Si tratta di From Paris with Love di Pierre Morel, prodotto da Luc Besson. Pensi che è un film con il mio idolo John Travolta, è stata un'esperienza bellissima. Ho chiamato subito mia nonna in Polonia e le ho detto: “Sto girando un film con John Travolta”. E lei: “Ma chi è?”».

È un film d'azione...
«Per me era strano, ma mi hanno messa subito a mio agio. Ho girato quasi tutte le scene d'azione con Travolta e senza controfigura».

E «Goal 3» di Andy Morahan sul mondo del calcio?
«È un film inglese dove interpreto un'attrice italiana - io che sono polacca - in mezzo ai calciatori. All'inizio mi hanno detto che il mio personaggio si chiamava Sophia Rossi. Poi hanno scoperto che esiste una pornostar con quel nome e l'hanno cambiato. Ma non so come. Comunque m'innamoro di un calciatore».

Come le nostre veline...
«No guardi in Inghilterra non esiste questo tipo di cliché».

Meglio allora l'epoca del «Barbarossa» di Renzo Martinelli.
«Mica tanto, lì interpreto una strega messa al rogo».

Nella sua vita qual è stata la sua «Sliding door»?
«A 19 anni ho cambiato totalmente il corso della mia esistenza. Facevo la modella e con successo. Ho abbandonato tutto e sono passata al cinema».

Il ruolo che sogna?
«Cleopatra o la scimmia ne Il pianeta delle scimmie».

La vita che cosa le ha insegnato?
«A non innaffiare le piante a mezzogiorno».

Tra pochi giorni compirà trent'anni, come la vive?
«Male, molto male. È tempo di bilanci. E anche se sono positivi, è uno schifo».

n che senso?
«Non voglio diventare grande, rimpiango i miei 16 anni. Non voglio avere responsabilità, prendere decisioni».

Ma è inevitabile...
«Lo so, ma io voglio comunque dire ai ragazzi di Giffoni di godersi la loro età e di non desiderare di crescere. Forse per questo ho fatto anche l'attrice».

Prego?
«Perché ho sempre sognato di vivere più vite. E così in ogni film ho l'occasione di essere qualcun'altra».

Come vive la sua bellezza?
«Non ci penso, non me ne frega niente. Mi piace modificarmi e se un personaggio lo esigerà ci metterò due minuti a tagliarmi tutti i capelli».

Ultimamente con Pietro Taricone sta tornando alla sua passione per il volo ereditata forse da suo padre, generale dell'aviazione polacca.
«Non mi va di parlarne».

Ma perché, che male c'è?
«Non voglio sembrare la solita “Wonder Woman” di turno che mi fa apparire troppo un maschiaccio. Quale però sono...».

Mi dica solo di che disciplina si tratta.
«Paracadutismo».

È difficile essere due genitori famosi?
«Sophia è ancora piccola e non si rende conto di molte cose. Tranne quando ci vede sullo schermo e ci riconosce».

È una mamma severa?
«Assolutamente no».

Da 1 a 10 quanto è felice?
«Oggi 10!».

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