KENGO KUMA «Milano? Moderna, anche senza grattacieli»

Kengo Kuma, 54 anni, è uno dei più grandi architetti giapponesi, anche se rimasto ai margini dello star system. Pluripremiato (Gran premio dell’istituto dell’Archittetura giapponese nel 2000 e Premio internazionale «Spirit of Nature - Wood architecture award nel 2002)) è considerato uno dei più grandi interpreti al mondo dell’architettura contestuale. Abito nero imbottito e maglietta bianca, sguardo impenetrabile e apparentemente indifferente, nasconde un grande entusiasmo. Kuma è a Milano per la conferenza organizzata dall’assessore allo Sviluppo al territorio Carlo Masseroli, che ha dimostrato più di una volta di non temere confronti e critiche.
Che impressione ha avuto di Milano?
«Sono stato a Milano in varie occasioni e anche questa volta mi è stata confermata una sensazione che ho sempre quando vengo: una città in continuo cambiamento. Oggi ho notato il Duomo restaurato: è completamente diverso, prima sembrava buio e triste».
Cosa ne pensa dei nuovi progetti che stanno cambiando il volto della città? Garibaldi Repubblica, l’Isola Lunetta...
«C’è un movimento entusiasmante», risponde senza accennare il minimo sorriso.
Ci sono molte contestazioni...
«Penso che un cambiamento sia necessario: la vostra città ha una storia lunga e importante, ma negli ultimi anni si era un po’ spenta, affievolita, ripiegata su se stessa. I nuovi progetti daranno vigore a Milano».
Considera Milano una città vivibile? È abbastanza verde? Nessuno può rispondere meglio di un architetto giapponese, abituato da almeno un decennio a pensare l’architettura in funzione delle nuove realtà ed esigenze della società...
«No, Milano non è abbastanza vivibile: la città dovrebbe avere molte più aree verdi. Non solo è necessario creare più parchi, ma soprattutto connetterli in modo organico. Le persone oggi ne hanno veramente bisogno».
Se dovesse dare un consiglio a chi amministra la città?
«Milano è la capitale globale del design e, in questo ambito, parte assolutamente avvantaggiata rispetto ad altre città europee. Quello che vi manca è la capacità di connettere e combinare design e landscape, e paesaggio». E qui Kengo Kuma, diventato famoso per il suo sibillino motto «Il mio obiettivo ultimo è cancellare l’architettura», gioca in casa. Mimetizzare gli edifici nel paesaggio è la sua specialità, d’altronde «l’architetto nasce come paesaggista»...
A Milano verranno costruiti una decina di grattacieli. E ci sono molte polemiche. Cosa ne pensa?
«Non amo la programmazione urbana imperniata sui grattacieli. Non bisogna dimenticare che le città europee sono diverse da quella americane: riescono ad avere una grande densità, senza costruire in altezza. Penso che ci si possa adeguare alla vita moderna anche senza grattacieli. I grattacieli erano una soluzione architettonica del XX secolo. Adesso è superata».
La replica più frequente è che i grattacieli liberano superfici da adibire a verde...
«No, si possono trovare ottime soluzioni anche senza ricorrere ai grattacieli. Intanto si potrebbero convertire a verde le ex aree industriali...».
Il principale difetto di Milano?
«Manca design recente».


Cosa ne pensa dell’Expo?
«L’Expo offre alla città un’ottima opportunità per recuperare terreno perso nell’architettura d’avanguardia. Milano è la città giusta per ridare slancio a questo evento e solo a Milano l’Expo può diventare occasione di rinascita e rilancio».

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