La killer di suor Maria «Averla uccisa mi ha salvato la vita»

Otto anni fa l’omicidio, insieme con due amiche. Ora Veronica, tornata libera, parla con «Panorama»: «Come si decide di uccidere? Stando sedute sei ore in un bar davanti a birra e droghe...»

L’eziologia di un delitto può cominciare da due occhi verdi verdi. Color smeraldo. Ma opachi come quei cocci di vetro che spuntano dalla battigia, levigati dalle onde e spenti dal sale. Occhi che nemmeno le lacrime oggi riescono più a illuminare.
Veronica Pietrobelli ha 25 anni, ne aveva appena sedici, e maledettamente dannati, quando decise di diventare assassina. Fu arrestata, ma è già fuori, libera di provare a ricominciare: ha cambiato cognome e vive da sola in una cittadina del Nord. Un volto tra tanti, una perfetta sconosciuta, bella da far girare i ragazzi ma con un passato da cancellare. Lei, insieme ad Ambra e Milena, il 6 giugno di otto anni fa pugnalò a morte, in nome di satana, quella suora dei «poveri» che oggi profuma già di santità: Maria Laura Mainetti.
Un giornalista di Panorama, Giacomo Amadori è riuscito a intervistarla. Uno «scoop» che ci racconta in presa diretta sogni e metamorfosi di una «bambina» affacciatasi troppo presto nel mondo sbagliato dei grandi.
«Come si decide di uccidere a 16 anni? Stando sedute sei ore davanti a una birra in un piccolo bar di paese. Tutto quello che dicevamo, pensavamo, facevamo era senza valore... A Chiavenna la moda era drogarsi inalando ghiaccio spray. Lo facevo anch’io».
Eccola la «nuova» Veronica con i suoi occhi verdi che evitano gli sguardi fissandosi sulla pioggia che tamburella i vetri. Anche le sue guance sono bagnate. Mentre i ricordi tornano a quella notte ancora troppo vicina, all’orrore di quel delitto troppo barbaro per finire nel limbo delle rimembranze.
«Che cosa ho provato a uccidere? Paura allo stato puro. Non ho mai avuto così tanta paura come quella sera lì. Ho sentito solo terrore. Una sensazione bruttissima. Prima di farlo pensavo che uccidere fosse come tutte le altre cose, una sciocchezza. Ma non è così».
Il disagio si trasforma quasi in sfogo con l’inviato di Panorama. Si torna ai tempi dell’adolescenza difficile, a dispetto di quel futuro tranquillo, già disegnato dai genitori, gente per bene, ai piedi delle montagne che nascondono Chiavenna. Lei stava diventando donna attraverso i sentieri senza sbocco dell’alcol e della droga. Come tanta altra gioventù troppo annoiata e disperata per riuscire ad accettarsi. «Sto provando dopo tanti anni a far di me una persona per bene», bisbiglia. «Dentro e fuori».
Il movente di quell’assassinio? Non sa, o forse ancora non vuole, rispondere: «Chissà questa risposta arriverà all’improvviso, magari tra vent’anni, e mi travolgerà. La sto aspettando».
Il ricordo dell’omicidio di quella suora indifesa, piccola e dolce, attirata in trappola con una tranello, riaffiora invece prepotente. «Il progetto di uccidere nacque nei pomeriggi in quel caffè, quando una diceva una cosa forte, allora l’altra la diceva più grossa per stupire». Perché proprio la suora? «Perché altri in paese le avevano già fatto degli scherzi». Quella sera suor Maria Laura, giura la ragazza, poteva salvarsi. L’amica Milena l’aveva agganciata al telefono fingendo di cercare aiuto, con la scusa di essere stata violentata. All’appuntamento si presentò poi Veronica. Avrebbe dovuto farsi seguire dalla religiosa nel luogo dove l’attendevano le due complici, anche loro minorenni. «Ma la prima volta non ce l’ho fatta ad arrivare sino in fondo. Inizialmente me ne ero andata da sola. Poi ho raggiunto le mie amiche nel viottolo dove avremmo dovuto ucciderla. Volevamo tornare a casa. Sono sicura: speravamo di non incontrarla. Però quando siamo arrivate in paese suor Maria Laura era ancora lì che mi aspettava per portarmi in collegio. Si era fermata probabilmente per vedere se tornavo, se stavo bene. Le ho detto che quelle erano le mie amiche e che le mie cose erano sulla loro macchina. Ci ha seguite sono al luogo del delitto. Il coltello era nella borsa di Milena».
Il resto è un’atroce storia di cronaca nera. Suor Maria Laura venne massacrata a colpi di pietra e con 19 coltellate. Dicono che prima di morire abbia perdonato. Pregando per le sue carnefici. E forse il miracolo si è compiuto davvero.


Sta tutto in queste parole di Veronica: «Mi sento in colpa quando lo dico, ma quella tragedia mi ha salvato dalla mia adolescenza. Il carcere, gli psicologi, la comunità mi hanno permesso di diventare una persona che altrimenti non sarei mai stata».

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