Ha sparato al segretario del vescovo che si era parato in mezzo facendo da scudo; poi ha puntato la pistola alla nuca del suo vero obbiettivo, monsignor Betori. Ma la pallottola non è partita. L’arma potrebbe essersi inceppata, forse il misterioso attentatore ha dovuto desistere per non rimanere in trappola. Il cancello elettrico della Curia resta aperto circa un minuto e mezzo. E stava richiudendosi.
Non sarebbe un clochard come si era pensato all’inizio, il misterioso killer mancato. La barba incolta, l’età- sessanta-settantanni- l’aspetto trascurato hanno ingannato tutti. Almeno una dozzina i barboni fermati da polizia e carabinieri subito dopo l’attentato. Tutti sono stati rilasciati.
E ora a Firenze e dintorni è caccia all’uomo. Don Paolo Brogi, colpito allo stomaco, dal suo letto d’ospedale aspetta che gli estraggano la pallottola calibro 7.65che gli si è fermata vicino al fegato. È riuscito a parlare, a raccontare qualcosa di quanto accadduto ma non aveva le forze per firmare il verbale. È sotto sedativi, nelle prossime ore lo attende un nuovo intervento.
Rispetto a quanto emerso in un primo momento, gli inquirenti precisano che il mancato assassino potrebbe essere qualcuno che in qualche modo potrebbe aver avuto dei risentimenti verso la Curia. Un uomo mai visto prima dal prelato, forse uno dei tanti che chiedono aiuto alle associazioni. Le ricerche vanno avanti in tutto il centro cittadino e nella provincia. La polizia sta vagliano le posizioni dei detentori di armi, i cui parametri possono essere compatibili con la pistola semiautomatica usata dallo sparatore, una calibro 7 e 65.
L’androne della Curia non ha telecamere e per questo la polizia sta acquisendo i filmati degli esercizi commerciali, degli istituti di credito e dei locali pubblici nelle immediate adiacenze. Si spera che il «killer» sia stato inquadrato prima o dopo l’agguato.
La Scientifica ha effettuato i primi accertamenti balistici, sulla base del bossolo che è stato ritrovato ieri sera. Ma ulteriori riscontri saranno possibili quando sarà estratta dal corpo del segretario, dove è incastrata, l’ogiva, la pallottola che darà nuovi elementi ai fini delle indagini. Monsignor Giuseppe Betori, ai microfoni di «Radio vaticana» è ecumenico: «Direi che, purtroppo, l’instabilità delle persone è una caratteristica della nostra società, per cui anche una istituzione come la Chiesa si ritrova al centro di tensioni». «Quindi, io - ha aggiunto - non vorrei particolarmente sottolineare l’episodio quanto, piuttosto, esprimere la mia comprensione verso questa persona, che sicuramente sta soffrendo per poter arrivare ad un gesto di questo genere».
«E quindi rinnovo - ha detto ancora Betori - il mio atteggiamento di misericordia e di perdono che dev’essere quello di ogni vescovo verso tutti i suoi fedeli, anche - anzi soprattutto - verso quelli più provati dalla vita».
E ieri, mentre il Papa gli manifestava
«vicinanza», il vescovo di Firenze è subito tornato davanti alla gente. Saluta dal palco del Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, il pubblico che, nel corso di un convegno sul volontariato, gli ha tributato un lungo applauso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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