Cosa dicono oggi i sondaggi? Chi perde? Chi guadagna? Chissà all’estero cosa pensano, che siamo perennemente in campagna elettorale? Basti considerare che, a fronte del minor numero di canali generalisti, abbiamo il più alto numero di programmi di approfondimento politico di tutto l’Occidente, corredati da relativi sondaggi. Il livello di approfondimento è direttamente proporzionale alla superficialità del dibattito, dove ognuno dice la sua scagliandosi contro quella dell’altro. E poi ci si stupisce se alcune belle ragazze, per entrare nel mondo dello spettacolo, vogliono darsi alla politica: è l’unico modo per essere fisse in televisione.
Comunque sia, il Pdl ha preso lo 0,8%, il Pd lo 0,4%, l’Italia dei Valori è stabile e Fli non si sente tanto bene, e allora? Cosa ce ne frega? Il tg di Mentana, per esempio, non lo perdo mai, per me Enrico è il migliore e il più user friendly: durante l’editoriale, mentre mangio un Quattro Salti in Padella, ci parlo come se fosse lì a casa mia, come se fosse il poster di Scarlett Johannson che ho sul letto. Non mi perdo un’edizione delle 20 neppure quando manca Enrico ma c’è Gaia Tortora, vestita sbracciata per fare concorrenza più ruspante ai deltoidi palestrati di Costanza Calabrese del Tg5. (A proposito: ci saranno sondaggi anche sulle maniche delle conduttrici di telegiornale?).
In ogni caso quando arriva il momento dei sondaggi cambio canale, mi sento veramente cretino a seguirli, e per carità, mi rendo conto che se tutti ragionassero come me quelli come Fabrizio Masia sarebbero disoccupati, e però questi cavolo di sondaggi potrebbero anche dirottarli su altri temi, per esempio la sessualità delle mie vip preferite, tipo: credete che Nina Senicar lo faccia più di una volta a settimana? E Federica Panicucci? E qual è secondo voi la posizione preferita di Barbara D’urso? Si ringalluzzirebbe anche Masia, secondo me, che a forza di sondaggi assomiglia sempre più alla versione invecchiata e catatonica di Big Jim.
Invece questi noiosissimi sondaggi inoculano, oltretutto, una concezione caciarona e demagogica della democrazia, per una serie di motivi. Tanto per dirne uno: i politici dovrebbero regolarsi a seconda dei sondaggi? Un giorno ti disperi perché hai perso un punto, l’indomani gongoli perché lo hai guadagnato? Mercoledì proponi un disegno di legge, giovedì lo ritiri perché il sondaggio ti è sfavorevole? Bersani, che non manca occasione per tradurre in piazzata qualsiasi trovata, ha perfino raccolto le firme «per mandare il governo a casa», tanto per cambiare. Deve aver pensato: si fanno tanti sondaggi, facciamo un sondaggione tutto nostro.
Inoltre il sondaggio, spiattellato in faccia al politico, non serve mai a niente: se è positivo gli spunta un sorrisino compiaciuto insopportabile, se è negativo lo ignora imbarazzato oppure, nuova tendenza, fa come Bocchino e se la prende con il sondaggista.
Così non c’è scampo, e si fanno sondaggi su tutto, purché abbiano un risvolto politico usa e getta. In una puntata di Exit dove il sondaggio diceva che il 30% di giovani, di fronte alla domanda se si sarebbero prostituiti o meno per ottenere qualcosa a cui tenevano, rispondeva «dipende», con grande scandalo di Ilaria d’Amico, risposi che mi sembrava la risposta più saggia: io mi sarei prostituito alla d’Amico anche gratis, e già che c’ero l’ho detto, con grande scandalo di Ilaria d’Amico, forse. Invece la risposta giusta erano la faccia schifata della Melandri, quella schifatina snobbina della Borromeo e quella schifatissima extrauterina della regista femminista Susanna Nicchiarelli, perché dopo il bunga-bunga è aumentato il tasso di prostituzione giovanile, questa era la corretta interpretazione del sondaggio, e io sono troppo serio perché mi si prenda sul serio e credono che scherzi sempre.
Non ne posso più davvero dei sondaggi, delle percentuali, delle schermate blu con i più e i meno, dei diagrammi a torta: da In onda a Porta a Porta, da Ballarò a L’ultima parola, appena accendi la televisione ti rifilano un sondaggio, e sui sondaggi si litiga, come nel calcio.
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