LAgenzia atomica non trova lintesa e lIran alza il prezzo
10 Agosto 2005 - 00:00Rinviata a oggi o forse domani la riunione sulla crisi nucleare. Teheran rilancia: negoziati ancora possibili, ma senza precondizioni. Israele: Usa e Ue non siano deboli
Roberto Fabbri
La riunione del Consiglio dei governatori dellAgenzia atomica internazionale (Aiea) convocata per ieri a Vienna sul tema scottante della crisi nucleare iraniana non ha prodotto alcun risultato: è stata rinviata a oggi, ma non è escluso che il tutto slitti a domani. «Speriamo di riuscire ad avere una bozza di risoluzione», ha detto un portavoce.
Questa risoluzione così sofferta vede accapigliarsi i rappresentanti europei, americani e di una trentina di Paesi di tutto il mondo. Sembra che alla fine vi sarà messa per iscritto la richiesta al direttore generale dellAiea Mohamed El Baradei di produrre entro il 20 agosto un rapporto sui passi compiuti dallIran dopo la contestatissima ripresa delle attività di arricchimento delluranio nella centrale di Isfahan. Anche il rappresentante iraniano ha preso la parola ieri e ha ribadito che il suo Paese intende proseguire sulla strada intrapresa, che segna una drastica rottura col passato: lintero processo di arricchimento delluranio dovrà essere attuabile in Iran, coi rischi che ne conseguono di lasciare nelle mani di un Paese sospettato di legami col terrorismo internazionale la tecnologia per fabbricare ordigni nucleari.
In queste ore lIran ha continuato ad alzare la voce. Agli europei - il bersaglio più facile, visto che svolgono il loro ruolo di mediatori con una pazienza commista alla volontà di salvaguardare cospicui interessi economici - hanno detto che negoziare è ancora possibile «purché non vengano poste precondizioni». Il presidente-falco Ahmadinejad ha aggiunto sibillinamente di avere «nuove idee» da sottoporre ai negoziatori europei, ai quali ha peraltro ribadito il rifiuto degli avvertimenti dellUe, ora disposta (a parole e di gran malavoglia) a seguire gli americani sulla via del deferimento dellIran al Consiglio di sicurezza.
Gli americani, tuttavia, si mantengono misurati. Se lambasciatore Usa presso lAiea Schulte ha criticato «la scelta iraniana di rifiutare le generose offerte europee» e ha detto di «condividere linquietudine dei nostri alleati europei», il presidente Bush ha definito «un segnale positivo» il fatto che Teheran si sia detta disposta a tornare a discutere del suo programma nucleare, pur mantenendo la sua diffidenza sugli obiettivi iraniani. Sullo sfondo, ha aggiunto Bush, rimane lopzione del Consiglio di sicurezza.
Russia e Israele (due protagonisti che svolgono ruoli ben diversi in questa vicenda) sono andati ben oltre. Mosca, che sta costruendo per lIran la centrale atomica di Bushehr, ha richiamato Teheran alla legalità: «Sarebbe saggio - si legge in un comunicato del ministero degli Esteri - interrompere immediatamente lattività di conversione delluranio appena ripresa e continuare una stretta cooperazione con lAiea». Gerusalemme, che teme fondatamente di essere nel mirino di un futuro Iran potenza nucleare, è tornata a lanciare lallarme che ripete ormai da anni: Europa e Stati Uniti non si mostrino deboli con Teheran, perché ogni volta che danno questa impressione lIran gioca duro. «Bisogna mostrarsi fermi - ha detto un funzionario del governo israeliano - perché è un regime guidato da estremisti che sostengono il terrorismo internazionale, forniscono armi a Hezbollah e incoraggiano gli attentati antiamericani».
Ma Teheran non sembra voler tornare a più miti consigli. Lex ministro della Difesa, ammiraglio Ali Shamkhani, ha definito lIran di oggi «una fortezza inattaccabile». «I nostri centri nucleari li conoscono tutti - ha detto Shamkhani - ma se fossero attaccati abbiamo già provveduto per la loro ricostruzione in località segrete e protette». E ha definito spavaldamente leventualità di un attacco Usa «minima, ma non impossibile».