L’agopuntura aiuta anche l’apprendimento e la memoria

L’agopuntura, fra le tecniche più note della medicina tradizionale cinese, impiegata per oltre 2500 anni come terapia a sé stante o a supporto farmacologico o fisico-riabilitativo, ha acquisito da tempo diritto di cittadinanza nella medicina occidentale. Che fosse molto efficace in caso di dolori si sapeva, ma che potesse avere effetti positivi sui disturbi comportamentali ansiogeni che influiscono negativamente sull'apprendimento e la memoria un po’ meno.
È quanto emerge da uno studio, pubblicato da Physiology & Behavior, condotto presso l'istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Cnr, fondato dal premio Nobel Rita Levi Montalcini, dai ricercatori Marco Fiore, Luigi Manni e Luigi Aloe. Che hanno sperimentato gli effetti dell’agopuntura sui topolini bianchi. «Quello che abbiamo visto - racconta il dottor Fiore - è che i topi anziani in condizioni di deprivazione e di isolamento trattati con l’agopuntura in determinati punti specifici che secondo la medicina tradizionale cinese agiscono direttamente sul cervello, apprendono più direttamente, come se si stimolasse qualche cosa all’interno. In questo caso l’agopuntura agisce a livello cerebrale sui fattori di crescita che possono aiutare il cervello a organizzarsi». Del resto a Roma centri come il Sant'Andrea e il Sant'Eugenio, per le malattie collegate all’invecchiamento, usano l’agopuntura.
Che cosa possiamo sperare? «Che la mente delle persone si apra alla medicina tradizionale, le potenzialità sono enormi», risponde il dottor Fiore. Non a caso nei centri Cnr di Tor Pagnotta e Anagnina si opera su più fronti per combattere invecchiamento cerebrale, malattie come l’Alzheimer, l’ictus e patologie indotte dall’alcolismo. «Stiamo lavorando - dice - anche sul vino rosso che contiene alcuni componenti, i tannini, che danno il colore, dalle capacità antiossidanti». Premesso che il vino in gravidanza è sempre da bandire perché causa un danno molto serio al bambino (il 4 per cento dei nati nel mondo soprattutto occidentale ha un ritardo mentale seppur lieve), si è visto che le conseguenze sono minori se si tratta di vino rosso. «Nelle zone rurali attorno a Roma, nei Castelli, a Frascati la sindrome metabolica è nella media, il 4 per cento, ma i bambini con casi conclamati sono estremamente pochi perché il vino rosso limita questo danno. Si è constatato inoltre - prosegue - che nei paesi dove c’è consumo di vino rosso, in Francia, in Spagna, in Italia, la percentuale di infarti e malattie dovute a intossicazione alcolica è più bassa. E gli anziani se bevono vino rosso, naturalmente in dosi moderate, invecchiano più lentamente».

Una vera e propria «mano santa», poi, è l’olio d’oliva, elemento essenziale della dieta mediterranea. Gli acidi grassi hanno capacità antiossidanti e protettive e agiscono a livello cerebrale, epatico e del rene impedendo la formazione di superossido.

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