L’allarme preventivo del Colle

RomaNon dice che Tremonti abbia sbagliato tutto, non pensa che la Finanziaria sia da buttare nel cestino, ma insomma, Giorgio Napolitano stavolta ci va molto vicino: «C’è una grande confusione, un grande buio, un vuoto sulle scelte e sulle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche». Un buco «di riflessione di confronto». Si taglia e basta, sostiene il capo dello Stato, in maniera orizzontale e senza distinguere.
L’affondo presidenziale al ministro dell’Economia, silente candidato al dopo Berlusconi, è abbastanza deciso e scatena qualche dietrologia in chiave crisi di governo. Napolitano boccia Tremonti? Troppi pettegolezzi politici: «Il problema è non dare pretesti al gossip ma affrontare i problemi». Il presidente, in visita a Padova, smentisce dunque di avere un ruolo attivo in questa partita, almeno per il momento. «Il Quirinale - spiega - non può essere stritolato nella mischia politica. È un potere che un tempo veniva definito neutro. Al presidente della Repubblica la Costituzione riconosce la funzione di rappresentare l’unità nazionale e di custode dei valori della Carta. Sono principi che nessuno osa mettere in discussione, semmai da anni in discussione è il quadro istituzionale».
Comunque sia, è già il secondo attacco a Tremonti nel giro di 48 ore. Martedì al Quirinale il capo dello Stato aveva apertamente elogiato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, capace di resistere alle sforbiciate di Giulio: «Sostengo molto l’impegno del ministro perché il suo è un campo in cui per fare le cose ci si deve credere e bisogna saper difendere le proprie posizioni. E lei dimostra di saperlo fare». Ora, intervenendo all’assemblea dei medici per l’Africa, concede il bis prendendosela, a quanto pare, con la sostanza del decreto sulla stabilità. Mercoledì, presentando i dettagli del maxi emendamento, Tremonti aveva annunciato che la copertura economica si sarebbe fermata a 5,5 miliardi di euro rispetto ai sette previsti.
Il discorso di Napolitano sulla destinazione delle risorse parte da un’osservazione sull’«assurdità che con un tratto di penna si possano cancellare gli impegni per la cooperazione allo sviluppo». Certe promesse vanno mantenute. «Abbiamo - dice - un debito pesante sulle spalle, abbiamo impegni e obblighi europei e dobbiamo rispondere con un contenimento della spesa. Però non possiamo nemmeno dire tagliamo tutto o tagliamo niente perché l’arte della politica consiste proprio nell’assunzione di responsabilità del potere pubblico di fare delle scelte, nel dire no a quello, sì a quell’altro, sull’altro ancora non possiamo derogare». Su queste cose c’è poco dibattito. Il capo dello Stato sente perciò «la necessità di colmare il vuoto su una questione così cruciale», ricordando «le tradizioni di civiltà e di umanità che ha il nostro Paese».
Nel suo viaggio nel Veneto alluvionato, Napolitano celebra «la concretezza» dei sindaci e dei volontari, che non sono restati fermi «ad aspettare gli aiuti dello Stato» ma si sono dati subito da fare «con scope e spazzoloni» per ripulire le città. Certo, i fondi del governo «devono arrivare presto e senza intralci nella loro distribuzione», ma i veneti hanno dato un bell’esempio.


Perché tutta l’Italia è un po’ in mezzo all’acqua. «Chi ha un briciolo di responsabilità pubblica non si può concedere il lusso del pessimismo, deve nutrire la speranza compiendo un’analisi impietosa e lucida sulle scelte che ci attendono».

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