Sì, tutto vero: il nepotismo, specialmente in ambiente universitario, è una pianta da sradicare. E non solo negli atenei, ma in tutti quei mestieri dove le barriere dingresso sono elevate, perché regolate da esami di Stato e iscrizioni allalbo professionale. In questi casi il biglietto da visita del cognome giusto può risultare decisivo. Favorisce la raccomandazione. Apre porte che altrimenti resterebbero serrate. «Parentopoli» fa volare carriere e ne stronca altre, mortificando il criterio della meritocrazia.
Tutto vero. Ma la materia rimane controversa e non sempre i luoghi comuni colgono la verità. Ora che si discute di liberalizzazioni e di abolizione degli ordini professionali, viste tante situazioni di familismo diffuso soprattutto in alcune professioni prestigiose (medici, avvocati, farmacisti, docenti universitari e giornalisti) la tentazione di fare tabula rasa è montante. Difficile riuscirci, però, considerato il fatto che la lobby più potente in Parlamento è quella degli iscritti agli ordini professionali: ben 338 tra deputati e senatori, appartenenti alle liste di avvocati, ingegneri, commercialisti eccetera.
Tuttavia, come detto i luoghi comuni favoriscono letture superficiali. Secondo quanto rivela Dinastie dItalia, uno studio appena pubblicato dalle edizioni dellUniversità Bocconi (Autori vari, a cura di Michele Pellizzari e Jacopo Orsini, prefazione di Tito Boeri, euro 18) loccupazione nella quale i figli hanno maggiormente seguito le orme dei padri è quella delloperaio (vedi tabella qui sopra). Al secondo posto si classificano gli impiegati, al terzo ci sono i figli di ingegneri e solo al quarto i professionisti in genere. Questo per dire che non sempre intraprendere il mestiere di un genitore è una questione di raccomandazioni e accesso facilitato. Spesso è anche una faccenda di formazione, di ambiente nel quale si cresce, di esempi che si hanno davanti. Nel meccanismo che porta un ragazzo a fare loperaio come il padre non cè la furbizia scaltra che associamo alle pratiche di nepotismo che allignano nelle cosiddette professioni alte. E, daltro canto, anche tra medici o avvocati non sempre il fatto di essere «figlio di» significa non meritare il posto che si occupa. Soprattutto, non significa che esercitare la professione del genitore equivalga a svolgerla malamente.
Gli studiosi della Bocconi hanno analizzato gli effetti del familismo sul rendimento e la qualità dei servizi offerti nellattività di sei ordini professionali: commercialisti e consulenti del lavoro, avvocati, geologi, medici e ostetriche. Evitando di entrare nel dettaglio statistico e dei complessi metodi di misurazione adottati, andiamo subito alle conclusioni. Se nel caso di commercialisti e consulenti del lavoro, la catena professionale-familiare ha unincidenza negativa e comporta «peggiori risultati sociali», in quello degli avvocati «i risultati sono o ambigui o mancano sistematicamente di valore statistico».
La sorpresa arriva invece dalle ricerche effettuate sui medici e le ostetriche. Gli analisti della Bocconi hanno preso in esame i dati relativi alle patologie cardio-respiratorie e tumorali. Sebbene gli effetti siano minimi e a causa del campione ridotto non abbiano piena rilevanza statistica, «tutte le misurazioni indicano che dove i cognomi influenzano maggiormente laccesso alla professione ci sono meno morti collegate alle due classi di patologie considerate». In sostanza, «più familismo, cure più efficaci», è la conclusione degli studiosi. Ancora più significativa è quella che concerne le ostetriche. «I risultati - si legge nel paragrafo che le riguarda - indicano chiaramente una correlazione negativa e statisticamente significativa fra il familismo e il numero di morti legate alle complicazioni post-parto. In sostanza, quando i legami sono più forti, la professionalità delle ostetriche appare più alta».
Se si vuole derivare una riflessione da queste ricerche, vien da dire che, per le professioni come il medico e lostetrica dove il fattore umano è più accentuato, leducazione e la formazione ricevute in famiglia portano a esercitarla in maniera più efficace. A parità di predisposizione tecnica, un giovane che ha «masticato» medicina fin da piccolo risulterà più abile di un medico figlio di un ingegnere.
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