Tagli e risparmi? Sì, ma non per la Difesa, che anzi ottiene un incremento del bilancio del 4 per cento e un aumento degli organici delle forze armate. Barack Obama ha definitivamente abbandonato gli slogan della campagna elettorale e si comporta come il presidente di un paese a tutti gli effetti in guerra. E non può certo permettersi di ridurre la spesa militare, a dispetto della crisi economica.
I numeri parlano chiaro: il progetto di bilancio per l'anno fiscale 2010, che inizia il 1° ottobre, ammonta a 534 miliardi di dollari, rispetto ai 513 del bilancio 2009. Non solo, anche i fondi straordinari per pagare i conflitti in corso in Irak e Afghanistan rimangono stabili: Obama ha chiesto 75,5 miliardi per la seconda parte del 2009, portando il totale per l'anno a 141 miliardi di dollari. La richiesta per il 2010 è leggermente inferiore, 130 miliardi, e riflette il graduale disimpegno dall'Irak e l'incremento dello sforzo militare in Afghanistan. A questi soldi si aggiungono i 7 miliardi di dollari inseriti nella legge di stimolo per l'economia e dedicati al personale militare, alla sua assistenza medica e alla costruzione di nuovi alloggi. Obama ha anche confermato l'incremento delle Forze Armate di 92mila unità, attuando quanto iniziato dal suo predecessore. Entro la fine dell'anno l'Esercito salirà a 547mila uomini e il corpo dei Marines a 202mila.
Insomma, chi si aspettava che Obama avrebbe disarmato gli Stati Uniti si è sbagliato. A Washington del resto gli analisti ritenevano che Obama avrebbe mantenuto il bilancio core sopra i 500 miliardi di dollari... e così è stato. Se fosse stato eletto il repubblicano McCain le cose non sarebbero poi cambiate di molto. Certo, Obama si è impegnato per rendere più trasparente e più efficiente la spesa per la difesa e in effetti su questo versante ci sono molti margini di miglioramento. Inoltre vuole cercare di riportare nell'alveo del bilancio ordinario anche i fondi di emergenza di guerra, affinché ci sia un maggior controllo su come vengono utilizzati. E Obama potrà ridurre questo capitolo di spesa, perché il ritiro dall'Irak diventerà consistente proprio dal 2010.
Il nuovo presidente poi ha pochi entusiasmi per i costosi programmi di difesa antimissile, come è tradizione per i democratici, mentre, avendo confermato Robert Gates alla Difesa, sembra intenzionato a potenziare le capacità militari controguerriglia piuttosto che quelle convenzionali. E ha già deciso anche un taglio delle forze nucleari.
Lanalisi Tagli e risparmi nel bilancio Usa ma non per la difesa
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