L’«Angelo Mai okkupato»: continui rinvii del Comune

Gli abitanti del rione Monti protestano invano contro i «disobbedienti»

Daniele Petraroli

L’«Angelo Mai» rischia di diventare, suo malgrado, il simbolo di come (non) funzionino le cose nella capitale. Occupato il 17 novembre 2004 dal Comitato di lotta per la casa (più semplicemente Action) e dalla onlus «Probasis», da allora tiene letteralmente in ostaggio il rione Monti e la giunta comunale. Se gli abitanti del quartiere sono costretti a convivere giocoforza con feste, concerti, eventi pseudo-teatrali che comportano schiamazzi praticamente ogni notte, il Campidoglio ha la piena responsabilità di ciò che sta accadendo nell’ex convitto nazionale. I primi hanno fatto ogni sforzo, raccolte di firme in primis (oltre 500 raccolte a inizio gennaio), per chiedere la restituzione alla città dell’enorme struttura, il secondo ha adottato la tattica del gambero. Ogni passo in avanti, due indietro. Consapevoli dell’avvicinarsi delle elezioni gli amministratori capitolini hanno cercato di accontentare sia gli «okkupanti» di D’Erme, fondamentali per la battaglia politica del 28 maggio che si preannuncia all’ultimo voto, sia i «monticiani» assicurando uno sgombero in tempi brevi. Il 14 febbraio Veltroni e l’assessore al Patrimonio Claudio Minelli in visita all’«Angelo Mai» erano sembrati drastici. Il 14 marzo sarebbe scaduto il bando dei lavori e di lì a poco sarebbe stato aperto il cantiere. Un mese dopo, il 13 aprile, la data dello sgombero era già slittata al 30 aprile. Sei giorni più tardi l’assessore Minelli rimandava ancora una volta il recupero dell’edificio: «È possibile prevedere la consegna del cantiere tra il 15 e il 30 maggio». Il tutto tra l’esaurirsi della pazienza dei residenti, le attese della preside del Viscontino (fatiscente scuola media che prenderà posto nel ristrutturato «Angelo Mai») e le minacce degli occupanti. I quali, tra un appello a Veltroni e un concerto per «salvare l’Angelo Mai», spalleggiati dall’intellighenzia musicale rossa (Vinicio Capossela e Fiorella Mannoia, tra gli altri), annunciano di voler vendere cara la pelle. Sul loro sito internet (www.angelomai.org) raccolgono firme per salvare l’occupazione ed espongono bellamente il programma dei loro eventi. Tra un sedicente «ciclo di incontri filosofici» e uno spettacolo teatrale, sono convinti, a questo punto probabilmente a ragione, di poter arrivare fino alla fine del mese senza rischiare uno sgombero troppe volte annunciato e sempre rimandato. L’ultima «festa» è proprio del 30 aprile. Una lunga kermesse durata dal pomeriggio fino all’alba del primo maggio, ennesima sfida all’amministrazione capitolina. «È indecente che l’amministrazione comunale continui a trattare con gli occupanti abusivi dell’Angelo Mai - hanno commentato il consigliere comunale Marco Marsilio e quello in I municipio Federico Mollicone, entrambi di An - quando intere famiglie, di ogni opinione politica, aspettano che venga rispettato il diritto inalienabile a poter fruire di una scuola di pertinenza rionale per i loro bambini. Torniamo a chiedere lo sgombero immediato della struttura, senza bracci di ferro né trattative».


Intanto il Comune continua a utilizzare la logica dei «due pesi e due misure». Giovedì scorso infatti, proprio nel rione Monti, e precisamente in via Sforza, è stato sgomberata «Casa Pound 2», palazzina occupata da giovani di destra appena un mese fa.

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